GENOVA -"Non sapevo del livello di degrado di Ponte Morandi, ma se avessi ricevuto la relazione del professor Brenchic di cui vengo a conoscenza solo ora che parlava di "corrosione impressionante" sarei saltato su una sedia e bloccato il traffico sul viadotto Polcevera".
E' l'imbarazzante testimonianza del terzo imputato ascoltato in aula al processo per la tragedia di Ponte Morandi, Michele Franzese, dirigente dell'Ispettorato concessioni autostrade, un funzionario romano molto importante, un ingegnere da che si è occupato per quasi dieci anni di vigilanza del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Una testimonianza che chiude il cerchio dei tre alti dirigenti sorveglianti del Mit alla sbarra per il crollo del 14 agosto 2018 costato la vita a 43 persone.
Franzese davanti alle domande del pm Airoldi riesce persino a dire che non sapeva che il Morandi fosse ammalorato, lui che aveva il compito di sorvegliare l'autostrada e coordinare gli ispettori distribuiti sul territorio non aveva mai appreso, neppure leggendolo sui giornali, che l'opera più importante, prestigiosa e strategica, la Gioconda o il Colosseo di Autostrade, il Morandi, aspettava di essere messo in sicurezza dagli anni '90. Davvero poco credibile.
Ignorava, Franzese, anche delle interrogazioni parlamentari del senatore Maurizio Rossi che anni prima del crollo avvertivano che il Morandi era a rischio.
Non sapeva nulla perché le grandi opere, ha detto dell'imputato, dovevano essere monitorate da un nuovo ufficio del Ministero che però, per sua stessa ammissione, "non è mai nato".
Così Autostrada per l'Italia faceva il bello e il cattivo tempo anche grazie alla complicità di Spea che per evitare di intervenire sul Polcevera elargiva sempre voti del degrado molto bassi, rassicuranti. Tragicamente rassicuranti.
L'imputato Franzese, come il suo capo Coletta e il collega Cinelli, anche loro alla sbarra e interrogati nei giorni scorsi, ha provato a dire che la competenza dei controlli ministeriali era degli ispettori , quelli in servizio in Liguria, che però hanno rimbalzato la responsabilità verso il mittente, "noi non avevamo i mezzi per controllare il Morandi".
In realtà c'era un ispettore ministeriale sul territorio, un vero uomo dello stato, che i controlli li faceva, Ma lavorava a Roma, era Placido Migliorino, inviato a Genova solo dopo la tragedia, e definito da tutti un'anomalia.
L'anomalia Migliorino, interpellato in merito da Primocanale, risponde in modo sintetico, "io ho fatto solo il mio lavoro".
IL COMMENTO
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