GENOVA - Sarebbe stata una vendetta contro il proprietario di un motorino l'incendio di molti altri veicoli in stradone Sant'Agostino, a Genova, lo scorso ottobre.
La polizia di Stato ha fermato due uomini. Le fiamme, oltre alle moto, hanno danneggiato due finestre dell'appartamento soprastante e 12 finestre della Facoltà di Architettura, oltre al sistema di allarme dell'edificio universitario e la cassetta di ispezione delle condutture del metano.
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La Polizia di Stato al termine di un'articolata attività d’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Genova, ha eseguito due ordinanze di applicazione della custodia cautelare in carcere a carico dei due uomini, di 56 e 63 anni.
Alcuni cittadini hanno riferito di aver notato poco prima della deflagrazione una persona parzialmente travisato, intento a svuotare il contenuto di una bottiglia in plastica su un motoveicolo parcheggiato sulla via, poi andato in fiamme, fuggendo prima dell'esplosione.
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I poliziotti della Squadra Investigativa del Commissariato Centro hanno avviato immediatamente un'attività info-investigativa partita dall'analisi delle immagini estrapolate dalle telecamere di videosorveglianza della zona, grazie alle quali è stato possibile ricostruire nel dettaglio il fatto e identificare compiutamente un cittadino 56enne italiano, al momento irreperibile, quale autore materiale dell'incendio.
Per l'uomo è stata richiesta ed ottenuta un'ordinanza di applicazione della custodia cautelare in carcere, eseguita da personale del Commissariato di PS “Centro” lo scorso 16 gennaio ad Asti, luogo in cui è stato rintracciato.
Nel domicilio del 56enne sono stati ritrovati anche alcuni capi di abbigliamento perfettamente compatibili con quelli indossati dall'autore materiale dell'incendio a riprova della riconducibilità della condotta in capo al prevenuto.
I successivi riscontri investigativi hanno portato alla completa identificazione di un altro soggetto, un 63enne italiano, il quale avrebbe commissionato al 56enne, in cambio di poche centinaia di euro, l’incendio di uno dei motocicli, a causa di una controversia con il proprietario.
A conferma dell'ipotesi di un'azione mirata, il comportamento del 56enne ripreso dalle telecamere prima dell’incendio che lo mostrava mentre cercava “qualcosa”, verosimilmente proprio lo scooter da incendiare indicatogli dal 63enne, tenendo nella mano un telefono su cui probabilmente aveva indicata la targa del mezzo da ricercare o la foto.
Anche per questo secondo soggetto, considerata la gravità della sua condotta per i danni provocati, è stata emessa dal GIP un’ordinanza di applicazione della custodia cautelare in carcere, eseguita il 22 gennaio scorso da personale della Squadra Investigativa del Commissariato di PS “Centro”.
IL COMMENTO
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