Cronaca

Fatica a partire il processo per le indagini parallele partite dopo il crollo del viadotto che vede alla sbarra 47 imputati per i mancati controlli su ponti e gallerie, report falsi e le barriere antirumore considerate pericolose
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di Michele Varì

GENOVA - Non riesce a partire il processo Morandi bis: dopo più rinvii dell'udienza preliminare per difficoltà di comunicazione alle parti, oggi la prevista udienza è stata rinviata probabilmente alla prossima settimana per lo sciopero degli avvocati penalisti della Camera Penale.

L’inchiesta, coordinata dai pm Stefano Puppo e Walter Cotugno con l’aggiunto Francesco Pinto, era nata come costola di quella principale sul crollo del viadotto. Tra i 47 imputati, ex vertici di Aspi e della controllata Spea, ci sono Giovanni Castellucci, Michele Donferri Mitelli, Paolo Berti. Le accuse a vario titolo sono di frode, falso, attentato alla sicurezza dei trasporti, crollo colposo.

In questo procedimento ci sono 47 imputati per i mancati controlli su ponti e gallerie, per i report falsi e le barriere antirumore considerate pericolose e per il crollo della galleria Berté in A2 avvenuto il 30 dicembre 2019.

La prima decisione del giudice che dovrà essere presa sarà quella sulle parti civili che hanno chiesto di essere inserite. Fra queste ci sono gli utenti delle strade del tronco di Genova che attraverso le associazioni di utenti e consumatori hanno chiesto oltre 100 milioni di euro di danno per i sette anni in cui hanno pagato il pedaggio senza che venissero svolti i lavori di manutenzione a cui proprio una quota di pedaggio è destinata.
Il calcolo del danno deriva dalla percentuale di pedaggio pagato da circa 27 milioni di auto l’anno per sette anni che avrebbe dovuto essere investito in manutenzione da parte di Aspi ma questo secondo l’accusa non è avvenuto.

Sono in tutto una trentina i soggetti giuridici che hanno chiesto di costituirsi parte civile. Tra gli enti ci sono il Comune di Genova e di Cogoleto ma anche quelli della Valle Stura: Rossiglione, Campo Ligure e Masone che chiedono danni economici e di immagine per l’isolamento che hanno subito in questi anni. Molte le associazioni dei consumatori tra cui Assoutenti, rappresentata dall’avvocato Luca Cesareo, chiede un indennizzo di oltre cinque milioni di euro.

Poi ci sono i sindacati dei lavoratori ad eccezione della Cgil. Ci sono la Cisl, la Uil e le associazioni di categoria. Chiedono un risarcimento da quantificare: il primo conteggio è tra 500mila e un milione per ogni sigla. Da calcolare anche l’indennizzo che chiedono Cna Liguria autotrasportatori e la Confederazione generale italiana dei trasporti e della logistica, difesi dall’avvocato Carlo Golda.

Hanno chiesto di costituirsi parte civile anche i cittadini del comitato delle Barriere antirumore, che riunisce circa 100 famiglie che vivono vicino all’autostrada e che dopo l’inchiesta se ne sono trovati privi. Ha chiesto di costituirsi anche il Comitato Ricordo vittime ponte Morandi, presieduto da Egle Possetti e rappresentato in aula dall’avvocato Raffaele Caruso, per chiedere che la memoria del crollo serva almeno a garantire in futuro la sicurezza delle infrastrutture.

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