Cronaca

Silvana Smaniotto affranta dopo la decisione del giudice di non rinviare a giudizio Cecere. La criminologa Delfino Pesce, "questa indagine ha portato alla luce il peggio della giustizia, poi non lamentiamoci se la gente non collabora"
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di Michele Varì

GENOVA - Il dolore di Silvana Smaniotto, la mamma di Nada, che riesce a dire solo poche parole, "la sconfitta non è nostra ma della giustizia", mentre affranta viene come sorretta dalla figlia Daniela e la nipote Eleonora, che invece non hanno voglia di parlare. Ma anche la rabbia della criminologa Antonella Delfino Pesce, la donna che ha permesso di riaprire il caso dopo 26 anni: "Questa indagine ha portato alla luce il peggio della giustizia e allora non scandalizziamoci quando poi le persone non collaborano" dice mentre esce dalla sede dell'aliquota della polizia giudiziaria della procura.

Sono le prime reazioni della famiglia di Nada e della criminologa di Bari che è stata vicina non solo ai familiari ma anche agli inquirenti che dopo la decisione del giudice Angela Nutini stanno valutando se presentare appello, come appare probabile.

Anna Lucia Cecere, la donna accusata di avere ucciso il 6 maggio 1996 Nada nello studio del commercialista Marco Soracco, a Chiavari, è stata prosciolta. Prosciolti anche il datore di lavoro e l'anziana madre Marisa Bacchioni.

Cecere era accusata di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi. Soracco e la madre Marisa Bacchioni invece di false dichiarazioni al pm e favoreggiamento: per l'accusa avrebbero mentito nel corso degli interrogatori fatti fino a un mese fa.

Silvana, la mamma della vittima, alla lettura della decisione è scoppiata in lacrime. Al suo fianco l'altra figlia e la nipote, e poi quella familiare aggiunta, la criminologa Antonella Delfino Pesce, che nel 2021 ha fatto riaprire il caso scoprendo che i carabinieri nel '96 avevano sequestrato cinque bottini uguali a quello sporco di sangue rinvenuto sulla scena del delitto.

Un particolare allora per motivi ancora oscuri mai riferito alla polizia titolare delle indagini, un particolare che però non aveva impedito al pm di allora Filippo Gebbia di archiviare nel giro di pochi giorni la posizione di Cecere, poi nuovo indagata con la riapertura del cold case. Ma è chiaro che un'indagine che riprende dopo 26 anni sarebbe partita con grandi handicap.

A  fare capire bene lo stato d'animo della famiglia Cella è il loro avvocato Sabrina Franzone:
"La famiglia di Nada comunque ora sa. Sa che le cose sono andate come la polizia e la procura hanno ricostruito. Questa indagine è stata condotta in modo corretto da parte di tutti", conclude la legale. La madre di Nada ha pianto in aula alla lettura del dispositivo ed è andata via sorretta dalle nipoti".

Gli avvocati di Cecere, Giovanni Roffo e Susanna Martini, prima dell'udienza apparsi pessimisti, dopo la decisione hanno sorriso, visibilmente soddisfatti:

"Siamo ovviamente molto contenti del proscioglimento. Ce lo aspettavamo perché gli indizi erano molto labili. Aspettiamo le motivazioni e la decisione del pm. Per noi i punti deboli dell'indagine erano chiari: gli indizi non erano gravi, precisi e concordanti. Con le carte alla mano abbiamo cercato di fare capire la logicità della linea difensiva mentre la linea dell'accusa aveva incongruenze profonde. Il bottone era simile ma non uguale a quelli sequestrati e francamente non vedo quali novità potessero emergente a seguito di consulenze. La mostra assistita ha sempre sostenuto la sua totale estraneità e per lei non è stata una situazione piacevole". 

 

 

 

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