GENOVA - I due agenti che, il primo maggio 2022, gestirono la telefonata dei genitori di Alice Scagni "si sono contraddetti e per questo non si può archiviare". Lo scrivono i legali della famiglia Scagni Fabio Anselmo e Alessandra Pisa nella loro memoria di opposizione alla richiesta di archiviazione per i poliziotti e la dottoressa della Salute mentale indagati nell'inchiesta bis.
L'indagine era nata dopo un esposto a seguito della morte di Alice, uccisa dal fratello Alberto sotto casa a Quinto. Secondo i familiari sette ore prima della tragedia avevano chiamato in questura dicendo che il figlio li aveva minacciati e aveva minacciato anche la figlia e il marito.
Gli agenti avevano risposto di stare in casa e di non potere intervenire perché Alberto non era una minaccia concreta in quel momento. In particolare i legali sottolineano come il capoturno ha affermato di non avere fatto alcun collegamento fra quelle chiamate così pesanti e l'intervento che lui stesso aveva coordinato il giorno prima, quando le volanti erano intervenute per l'incendio della porta di casa della nonna dei due fratelli per cui il sospettato era proprio Alberto. Ma il collega lo avrebbe smentito. Una contraddizione, che emerge negli audio pubblicati dal sito di Repubblica, che i legali definiscono "imbarazzante".
"Su tali contraddizioni fra i due indagati - continuano Anselmo e Pisa - la Procura nulla osserva. Peraltro, nulla è stato chiesto da parte della Procura del fatto che lo Scagni era stato indicato da lui stesso come 'psichiatrico'". Domani il giudice sentirà le discussioni delle parti e poi si riserverà prima di decidere se accogliere o meno la richiesta di archiviazione.
IL COMMENTO
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