GENOVA - Non è chiusa l'indagine sul delitto di Nada Cella (a sinistra), la segretaria uccisa nel 96 nello studio di Chiavari dove lavorava: nella motivazioni del giudice Maria Angela Nutini, che ha deciso di archiviare la posizione della presunta assassina, gli inquirenti hanno ravvisato sviste importanti.
Una è legata all'alibi dell'indagata Anna Lucia Cecere (foto a destra): il gip scrive che "Il datore di lavoro, risentito anche recentemente, non è stato in grado di ricordare se l'imputata fosse a lavorare", ed è quindi "plausibile che quella verifica venne effettuata nel 96 allorché la sua posizione venne archiviata".
In realtà, sembra impossibile, ma è così: allora la posizione di Cecere venne archiviata nel giro di pochi giorni senza neppure interrogare il dentista, che ovviamente adesso non ricorda nulla.
Cecere nel 96 era stata indagata dai carabinieri su indicazione di una vicina di casa, che segnalò un'anomalia: il giorno dopo il delitto aveva steso abiti e scarpe come non faceva quasi mai.
Da lì la perquisizione nella sua abitazione dove furono trovati 5 bottoni uguali a quello sporco di sangue rinvenuto sulla scena del delitto: bottoni, dice oggi il Gup Nutini, molto comuni e di colore diverso ma in realtà i poliziotti della squadra mobile fecero numerosi accertamenti e gli unici bottoni uguali a quello furono trovati nella casa dell'indagata.
Il Gup inoltre ha archiviato Cecere perchè una mendicante e il figlio che l'avrebbe vista uscire dal palazzo del delitto con una mano sporca di sangue non l'hanno poi riconosciuta fra le quindici foto segnaletiche proposte dai poliziotti. Gli inquirenti però sottolineano come la descrizione degli abiti della presunta assassina fosse pressoché identica.
Per questi e altri motivi il ricorso alla corte di appello da parte del pm Gabriella Dotto è già pronto.
Il magistrato chiederà il processo per la presunta assassina di Nada e per altri due indagati, il commercialista datore di lavoro della vittima, Marco Soracco e la madre Marisa Bacchioni, che avrebbero favorito la donna affermando di conoscerla solo in modo superficiale.
Per ultimo riportiamo l'amarezza di Antonella Delfino Pesce, la criminologa che ha fatto riaprire il caso nel 2021 scoprendo il particolare dei bottini rinvenuti dai carabinieri mai riferito alla polizia titolare delle indagini: "Nada è stata sfortunata due volte, prima con il magistrato del 96, ora con il giudice Nutini".
Delfino sulla sua pagina di Facebook è stata durissima: "Come si può prosciogliere l’indagata sulla base di un Dna cercato e non trovato dopo tre decenni? Come si può presumere che l’alibi sia stato verificato nel 1996 se nulla è agli atti?
E’ stato imbarazzante leggere le motivazioni della sentenza Nada Cella.
Nessuno ha mai voluto un colpevole a tutti costi. Piuttosto si è sempre cercato di arrivare ad un contraddittorio che sarebbe stata l’occasione per mettere a confronto tra loro i 3 indagati che, fino ad oggi, si sono presi beffe di tutti, in primis della magistratura, dimostrando che si può omettere, mentire e rifiutarsi di dare spiegazioni senza inciampare in alcun capo di imputazione".
Nada Cella, il giudice archivia presunta assassina "scivolando" sull'alibi
Il gup Nutini nelle motivazioni dà per scontato che fosse stata verificata l'alibi della donna: ma non è così. Pronto il ricorso del pm Dotto. L'amarezza della criminologa Delfino: "Nada sfortunata due volte"
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di Michele Varì
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