Cronaca

L'udienza è durata due ore. Il licenziamento da Iren, secondo il legale, certifica che l'ex presidente del porto non può reiterare i reati né inquinare le prove. Ma i Pm restano contrari: "Visto quanto trapelato dalle indagini non ci fidiamo"
3 minuti e 58 secondi di lettura
di Michele Varì

 

GENOVA - E' durata un'ora l'udienza davanti al tribunale del riesame di Paolo Emilio Signorini, l'ex presidente dell'autorità portuale arrestato e detenuto a Marassi dal 7 maggio nell'ambito dell'inchiesta sulla presunta corruzione in Liguria. Il tribunale si è riservato sulla richiesta dell'attenuazione della della misura. Una decisione è attesa all'inizio della prossima settimana, molto probabilmente lunedì o martedì. Solo in caso il tribunale fosse già orientato verso la scarcerazione la decisone potrebbe essere presa prima, forse già domani.

Alla fine dell'udienza gli avvocato Enrico e Mario Scopesi hanno riassunto quanto avvenuto davanti al Riesame: "Il tribunale si è preso qualche giorno, l'udienza era limitata a valutare l'idoneità dei domiciliari e su questo siamo fiduciosi".

L'accusa invece mantiene la linea dura: i sostituti procuratori Luca Monteverde e Federico Manotti in aula hanno ribadito che il carcere è l'unica misura cautelare idonea perchè ritengono l'imputato non affidabile e che una volta fuori dal carcere potrebbe reiterare il reato o inquinare le prove. Un timore, trapela dalla procura, dettato dalla condotta di Signorini emersa dalle indagini che hanno portato al suo arresto. 

L'avvocato Scopesi non ha mancato di bacchettare i magistrati: "I pm si sono spinti anche un po' nel merito dei capi di imputazione ma a mio avviso non era questa la sede".

Paolo Emilio Signorini ha presenziato all'udienza che è avvenuta nell'aula del Riesame presieduta da Massimo Cusatti all'ottavo piano del tribunale, per questo stamane vietato ai giornalisti, invitati a stare alla larga con molta determinazione dai carabinieri.

L'ex presidente dell'autorità portuale non ha però rilasciato dichiarazioni. "E' sereno e non ha un atteggiamento vittimista - ha detto il suo legale -. Chiaramente patisce situazione afflittiva perché le condizioni delle carcere le conosciamo tutti, ma per ora regge".

Spieghiamo meglio: i legali di Signorini hanno impugnato l'adeguatezza della misura senza chiederne la revocare ma sostituendola con i domiciliari, e solo su quello il Riesame si può pronunciare: nell'udienza infatti non è stato messo in discussione che ci possano essere ancora esigenze cautelari, il tribunale insomma deve decidere se Signorini una volta fuori può reiterare o inquinare le prove.

Due le possibili risposte del Riesame: una è quella attesa da Signorini, ossia che l'imputato che sta ai domiciliari e rispetta le regole non può corrompere né inquinare le prove.

Ma per i pm non è così, ed è questa la seconda opzione del Riesame, perchè per i pm manca il presupposto che Signorini una volta in casa rispetti le regole, i magistrati infatti non si fidano della persona in base ai suoi comportamenti precedenti sintetizzati nel capo di imputazione, ossia le condotte commesse, che per l'accusa, tradirebbero una particolarmente sfrontatezza, come Signorini avrebbe denotato cercando di coprire l'elargizione di 15 euro ricevuti da Spinelli. Non solo: dicono ancora i pm che nell'interrogatorio investigativo chiesto dallo stesso Signorini, l'indagato avrebbe ammesso solo di "avere tenuto un comportamento poco opportuno", e in alcuni momenti avrebbe persino avuto nei confronti degli inquirenti un atteggiamento provocatorio.

Di stamane la notizia che anche l'ex capo di gabinetto di Toti, Matteo Cozzani, ha fatto istanza per la revoca dei domiciliari. Ma solo al Tribunale di Genova. Cozzani, che si è dimesso, è indagato anche alla Spezia, in entrambi i filoni della maxi inchiesta. E proprio alla Spezia, il gip Mario De Bellis ha revocato il provvedimento di interdizione che aveva colpito Massimo Gianello, storico presidente del Palio del Golfo

 

Il legale di Signorini ha chiesto l'attenuazione della misura con la concessione dei domiciliari di cui beneficiano i principali co-indagati, il presidente della regione Liguria Giovanni Toti, l'imprenditore portuale Aldo Spinelli e l'ex capo di Gabinetto di Regione Liguria Matteo Cozzani.

Per rafforzare la sua richiesta l'avvocato Scopesi ha depositato al tribunale la raccomandata, ricevuta da Signorini nel carcere di Marassi, con il licenziamento da parte di Iren, di cui era amministratore delegato.

Scopesi all'ingresso in Tribunale aveva riferito "non ci sono più esigenze affinché Signorini resti in carcere. Abbiamo sempre ritenuto che esigenze così gravi (da tenerlo in carcere ndr) non ci sono mai state, rispetto all'inizio sono sicuramente affievolite sotto ogni punto di vista. Sono andato a trovarlo, non sta male" ha spiegato l'avvocato dell'ex presidente del Porto di Genova, Savona e Vado. 

Il licenziamento, secondo il legale, certifica che l'ex presidente del porto non ha più alcun ruolo pubblico e non rischia di reiterare il reato né di inquinare le prove. A parlare per primo sarà proprio l'avvocato di Signorini, poi sarà la volta della Procura.

Si terranno a luglio le udienze per Giovanni Toti e Aldo Spinelli. Per Toti la data è l'8 luglio, mentre quella di Spinelli deve ancora essere fissata. Il suo avvocato Sandro Vaccaro, aveva già ieri presentato istanza di appello, ma la richiesta era stata rigettata perché mancava la firma digitale. Così l'ha nuovamente depositata questa mattina.

 

ARTICOLI CORRELATI

Mercoledì 26 Giugno 2024

L'inchiesta rischia di paralizzare porto e città, siamo preoccupati

Siamo preoccupati. L'inchiesta, sulla quale non ci permettiamo di esprimere alcuna posizione, che dal 7 maggio ha sconvolto la Liguria ha già causato comunque pesanti ripercussioni sulla città di Genova e non solo. Tutto il sistema politico, imprenditoriale, dirigenziale degli enti, in questa situaz