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Cronaca

1 minuto e 43 secondi di lettura
di Silvia Isola

IMPERIA - Sono due gli indagati per il sequestro durato più di tre ore, in una notte di terrore per Alberto Scagni, il detenuto condannato a 24 anni e 6 mesi di reclusione per l'omicidio della sorella Alice, avvenuto nel maggio 2022: Scagni quella notte del 22 novembre 2023 finì in coma farmacologico, all'ospedale Borea di Sanremo, dopo essere stato picchiato con una gamba di un tavolo di legno. I due detenuti indagati sono un tunisino e un marocchino, accusati in concorso di tentato omicidio, sequestro di persona, danneggiamenti, incendio e resistenza a pubblico ufficiale. 

Il pubblico ministero Veronica Meglio, invece, ha chiesto l'archiviazione in merito ai presunti inadempimenti della polizia penitenziaria. Secondo una esposto presentato alla procura dalla famiglia del giovane, infatti, si contestava il tardivo intervento degli agenti, che se avessero fatto subito irruzione in cella forse avrebbero potuto evitare che il giovane venisse ricoverato in prognosi riservata, rischiando tra l'altro di morire.

Ma quella notte, secondo quanto ricostruito, l'ingresso della cella era sbarrato con del materiale di fortuna, tipo letti e assi di legno, posizionati sull'ingresso. I sequestratori avrebbero anche minacciato - in caso di irruzione degli agenti - di uccidere l'ostaggio. Per questo gli agenti hanno preferito agire con cautela, dato che i due erano anche armati di un punteruolo. Nei confronti dei due nordafricani indagati l'accusa ha già presentato richiesta di rinvio a giudizio

Nel frattempo, la Procura di Genova ha aperto un fascicolo per omissioni di atti d'ufficio per il pestaggio subito al carcere di Marassi, un mese prima. Lì ad aggredirlo, nella sezione del quarto piano, era stato un detenuto di origine rumena, non protetto, proveniente da Aosta e che ha girato diversi istituti penitenziari tra cui SanremoBiella, Alessandria e Torino, con reati di furto, rapina, porto d'armi e lesioni. In particolare gli investigatori volevano capire se via stata una omessa vigilanza visto che vi sarebbero state avvisaglie di insofferenza del compagno di cella nei giorni precedenti. Forse Alberto avrebbe dovuto essere spostato ma nessuno se ne occupò e lasciò correre. Scagni quella volta aveva riportato una lesione giudicata guaribile in sette giorni.

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