Ultima chiamata per il cold case di Nada Cella, la giovane segretaria uccisa a Chiavari nello studio del commercialista Marco Soracco il 6 maggio 1996: mercoledì 20 novembre i giudici della corte d'appello decideranno se inviare a processo Annalucia Cecere, l'unica indagata per il delitto, ma anche Soracco e la madre Marisa Bacchioni, accusati di favoreggiamento e false dichiarazioni al pm.
A marzo il no del Gip
Dopo la sentenza a sorpresa di non luogo a procedere pronunciata il primo marzo di quest’anno dalla gip Angela Maria Nutini secondo la quale le prove raccolte nelle nuova indagine della squadra mobile di Genova sono solo indizi non sufficienti per processare gli indagati la procura aveva subito presentato ricorso.
Caso riaperto dalla criminologa
Il cold case è stato riaperto tre anni fa grazie alla criminologa Antonella Delfino Pesce che aveva scoperto che i carabinieri avevano trovato in casa di Cecere bottoni uguali a quello sporco di sangue rinvenuto sulla scena del delitto. Ma i militari dell'arma non lo comunicarono mai ai poliziotti titolari dell'indagine perché magistrato di allora, Filippo Gebbia, gli proibì di comunicare con gli agenti.
Non solo: quando pochi mesi dopo gli investigatori della mobile arrivarono Cecere si sentirono dire dal pm di non perdere tempo perché quella pista era stata già verificata e archiviata dai carabinieri.
Tre testimoni oculari contro indagata
Ad accusare Cecere tre testimoni oculari: una nomade (ora deceduta), il figlio della stessa e una donna mai identificata che fece una telefonata anonima, videro tutti l'indagata uscire dal palazzo del delitto.
Quell'alibi mai vagliato
Difesa dall'avvocato Gianni Roffo, Cecere si è detta innocente affermando che quel giorno era fare le pulizie in casa di un dentista di Santa Margherita. Un alibi che il gip ha dato per scontato fosse stato verificato, il medico invece ha detto che allora nessuno gli chiese nulla e oggi non ricorda di quella donna.
Articolo smentirebbe alibi Cecere
A smentire Cecere, a detta degli inquirenti, anche un articolo di un giornale in cui il suo legale di allora, adesso deceduta, nell'affermare che la sua assistita era innocente aveva confermato che si era trovata davanti al palazzo per caso, di fatto smentendo quanto affermato dall'indagata alla riapertura del caso.
Dopo solo la carta della Cassazione
Se mercoledì sarà confermata la decisione di primo grado quello di Nada Cella resterà forse per sempre un omicidio senza un colpevole. Per riaprire il caso rimarrebbe solo la possibilità di un ricorso in Cassazione, che però, con la premessa dei due pareri negativi, partirebbe subito in salita.
IL COMMENTO
In Liguria grande fuga dalla sanità, ma le Regioni vogliono più autonomia
Skymetro, funivia, tunnel…Ma se vince il Pd cosa fa?