Cronaca

Il commercialista di Chiavari, indagato ma per favoreggiamento della donna sospettata, non crede che l'eventuale processo possa condannare l'indagata Cecere: "Mi pare che contro di lei ci siano solo indizi e non prove".
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GENOVA - "E' da un mese che so che il prossimo 20 novembre sarà la data in cui si deciderà se Annalucia Cecere dovrà essere processata per l'omicidio di Nada Cella (nella foto a destra), ma credo che purtroppo neppure in questo caso si potrà scrivere la parola fine perché contro l'indagata ci sono una serie di indizi, ma nessuna prova".

A parlare è Marco Soracco (nella foto), il commercialista titolare dello studio di via Marsala a Chiavari dove il 6 maggio del lontano 1996 è stata uccisa Nada Cella, la sua segretaria.  Un delitto insoluto.

Nelle scorse ore è trapelato che il 20 novembre ci sarà l'udienza davanti alla Corte d'appello di Genova per decidere se Annalucia Cecere dovrà essere processata o meno per l'omicidio di Nada.

Il cold case è stato riaperto tre anni fa grazie alla criminologa barese Antonella Delfino Pesce che - al termine delle nuove indagini della squadra mobile di Genova - aveva portato la procura a indicare l'ex insegnante come la probabile assassina di Nada: nella sua abitazione i carabinieri trovarono alcuni bottoni uguali a quello rinvenuto sporco di sangue sulla scena del delitto. Ma i militari dell'arma non comunicarono mai questo indizio ai poliziotti titolari dell'indagine e il magistrato di allora, Filippo Gebbia, gli proibì di comunicare con gli agenti. Non solo: gli investigatori della squadra mobile quando arrivarono al nome di Cecere, pochi  mesi dopo i carabinieri, si sentirono dire dal pm di non perdere tempo perché quella donna era stata già verificata e archiviata dai carabinieri.

A fare finire di nuovo sul registro degli indagati Cecere e far riaprire il caso è stata la caparbietà della criminologa, l'unica, sembra assurdo ma è andata così, che dal 1996 e sino a tre anni fa, si è presa la briga di studiare le poche relazioni dei carabinieri e le montagne di carte della polizia.

La pm Gabriella Dotto che ha riaperto il caso ha detto che si tratta di "un delitto d'impeto motivato dalla gelosia".
Il magistrato ha presentato ricorso dopo la sentenza di non luogo a procedere pronunciata a marzo dalla gip Angela Maria Nutini per la quale gli elementi raccolti erano insufficienti e contraddittori rendendo "inutile" il dibattimento.

Ora sarà la Corte d'appello di Genova a dire la sua.
Se sarà confermata la decisione di primo grado quello di Nada Cella resterà un omicidio senza un colpevole. Ma se si andasse a processo ogni scenario potrebbe essere possibile.

Con Cecere accusa del delitto a rischiare di finire sul banco degli imputati anche lo stesso Marco Soracco e l'anziana madre Marisa Bacchioni, accusati di favoreggiamento della donna perché avrebbero detto di conoscerla solo in modo superficiale e negando che la stessa era stata nello studio e avrebbe minacciato Nada, perché voleva prendere il suo posto di lavoro e "accasarsi" con Soracco.

Il commercialista, rintracciato al telefono da Primocanale in Sardegna dove sta trascorrendo un periodo di ferie, sulla nuova data in cui si deciderà se processare Cecere dice  "no dico niente", ma aggiunge: "Spero che si riesca a mettere fine a questa storia una volta per tutte, ma da quando ho letto sui giornali mi pare che contro Cecere ci siano solo indizi ma nessuna prova. Io e mia madre avremmo favorito la presunta assassina? Non capisco perché avremmo dovuto farlo, noi siamo sereni e abbiamo la coscienza pulita".

Anna Lucia Cecere, che si è sposata e ora vive nel passo Piemonte, tramite il suo legale Marco Roffo, si è sempre detta innocente, "io il giorno del delitto ero a fare le pulizia in casa di un dentista di Santa Margherita" ha detto esibendo un contratto di lavoro che proverebbe quel lontano rapporto di lavoro.

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