Cronaca

Simone Iatì: " Siamo pochi, è un mestiere fatto di passione"
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Non basta amarlo, non basta rispettarlo… per fare il pescatore, seriamente, il mare, lo devi vivere in tutte le sue sfumature. Quando è arrabbiato, quando è pacifico, quando è trasparente, quando è ricco e quando è povero di pesce. Un mestiere si vede un giovane su un pre particolare, ricco di soddisfazioni che normalmente passa di padre in figlio ma, innegabilmente, tutte le volte peschereccio non passa inosservato. Come Simone Iatì, ventenne, figlio d'arte.
 
"Avevo circa sette, otto anni  - ricorda - quando a bordo di una barchetta pescavo a 'largo' del porto di Oneglia, insieme ad amici, dei polpi. Una passione che ho preso da mio papà e da mio zio. Pescatore ci nasci, o meglio, nasci con questa passione."
Simone, come tutti i suoi colleghi che pescano pesce spada, si sale a bordo di Ilda II intorno alle 2:00 di mattina e si rientra in serata.
 
"La pesca allo spada è una delle pesche più pesanti - spiega - perché devi stare fuori tante ore. A bordo siamo in quattro ma il lavoro non manca mai". Di giorni liberi non se ne parla eccetto quando le condizioni metereologiche sono avverse.  "Si lavora molto durante il periodo estivo, d'inverno - sorride - facciamo tante ferie".
 
Simone, nonostante la giovane età, conosce perfettamente le difficoltà del suo mestiere, è cresciuto con un papà sempre a bordo, sempre al largo, sempre fuori casa. Sa perfettamente quanto la sua scelta di vita sia, sotto molto aspetti, impegnativa. Alla domanda "Quanti giovani pescatori ci sono in porto'?" risponde senza pensarci un attimo.
 
"Ad Imperia qualcuno, in giro pochi. Non hai molti giorni liberi, d'estate vorresti andare in spiaggia ma devi lavorare. E' un lavoro splendidamente impegnativo".
 
 
 
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