Cronaca

Dopo le richieste dell'accusa oggi udienza preliminare per l'indagine sulla tragedia costata la vita alla ragazza di Sestri Levante Camilla Canepa
2 minuti e 57 secondi di lettura
di Michele Varì

Il giudice per l'udienza preliminare Carla Pastorini deciderà oggi se mandare a processo come richiesto dalla procura o se invece prosciogliere cinque medici del pronto soccorso di Lavagna indagati per la morte di Camilla Canepa, la studentessa di 18 anni di Sestri Levante deceduta il 10 giugno 2021 dopo la somministrazione del vaccino AstraZeneca.

 

La tragedia nel giugno 2021

La ragazza il 5 giugno viene trasferita d'urgenza al San Martino con la diagnosi di "vitt", una rarissima trombosi cerebrale associata a livelli di piastrine basse e scatenata proprio dall'iniezione di soluzioni a base adenovirale come appunto AstraZeneca e Johnson & Jonhnson. Dopo cinque giorni la morte e l'inizio di una lunga indagine sulle presunte negligenze e mancato rispetto del protocollo terapeutico elaborato dalla Regione Liguria.

 

Ecco le accuse formulate

Quattro sono accusati di omicidio colposo, perché allora, sostiene la Procura, non avevano eseguito le procedure previste dalla Regione in caso di "vitt". Secondo l’accusa, se il protocollo fosse stato seguito correttamente "con elevata probabilità avrebbe consentito alla paziente di sopravvivere". Tutti e cinque gli indagati sono poi accusati di falso perché nelle cartelle non hanno scritto che la ragazza si era vaccinata contro il covid.

I due ricoveri e il decesso

Camilla Canepa si era vaccinata volontariamente a Chiavari il 25 maggio 2021 in uno degli open day promossi dalla Regione dopo l’autorizzazione del Cts. Il 3 giugno va andata una prima volta in pronto soccorso a Lavagna, manifestando cefalea e fotofobia. Dopo essere stata sottoposta a una Tac cerebrale (senza liquido di contrasto come da protocollo) ed a un esame neurologico, entrambi risultati negativi, era stata dimessa.

Il trasferimento e la morte


Il 5 giugno però nuovi malori e il ritorno in pronto soccorso con deficit motori ed esami che rivelano la problematica. Poi il trasferimento a San Martino di Genova e il tutto per tutto da parte dei medici per salvarle la vita. Ma è tardi, il 10 giugno il decesso.

"Mancato rispetto del protocollo"


A chiusura delle indagini, lo scorso marzo, la Procura aveva diffuso un comunicato in cui si legge che "a quattro degli indagati è contestato il reato di omicidio colposo. In particolare, si contesta loro di non avere provveduto, in occasione dell’accesso della ragazza al Pronto Soccorso nella serata del 3 giugno 2021, all’effettuazione di tutti gli accertamenti diagnostici previsti dal protocollo terapeutico elaborato da Regione Liguria per il trattamento della sindrome da Vitt (Vaccine-induced immune thrombotic thrombocitopenia), che aveva colpito la ragazza dopo l’infusione della dose vaccinale".

"La paziente poteva sopravvivere"


Per i pm Francesca Rombolà e Stefano Puppo titolari dell'inchiesta: "L’esecuzione di tali approfondimenti avrebbe consentito (secondo l’ipotesi accusatoria, da sottoporre al vaglio di un giudice terzo) di formulare la corretta diagnosi della patologia insorta e di adottare tempestivamente il trattamento terapeutico che, con elevata probabilità, avrebbe consentito alla paziente di sopravvivere. A tutti gli indagati è contestato anche il reato di falso ideologico per non avere attestato, nella documentazione sanitaria, che la ragazza era stata sottoposta a vaccinazione anti covid-19".

La consulenza: "Camilla non era malata"


Dall'autopsia disposta dalla procura era emerso che Camilla "non aveva alcuna patologia pregressa e non aveva preso alcun farmaco". E che la morte per trombosi era "ragionevolmente da riferirsi a un effetto avverso da somministrazione del vaccino anti Covid". A quattro di loro è contestato il reato di omicidio colposo.
I medici sono difesi dagli avvocati avvocati Paolo Costa, Stefano Savi, Alessandro Torri, Alberto Caselli Lapeschi e Maria Antonietta Lamazza.

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