Sono stati identificati i tre aggressori che hanno picchiato un ragazzo di 25 anni nel centro storico nella notte tra sabato e domenica. Il giovane ha poi raccontato di essere stato picchiato perché gay. Grazie alle immagini di videosorveglianza, gli agenti del commissariato Centro e della squadra mobile sono risaliti a tre uomini, due italiani e uno di origine straniera, tutti sui 30 anni.
Lesioni aggravate
I tre, che non sono stati colti in flagrante ma appunto individuati grazie alle telecamere, rischiano una denuncia per lesioni aggravate che sarà formalizzata domani in Procura. È questa l’ipotesi di reato più probabile, dato che il giovane che ha denunciato ha una prognosi inferiore ai tre giorni mentre gli amici intervenuti per difenderlo rispettivamente di 10 e 20 giorni.
Indagini sulla dinamica
Da ricostruire quanto successo quella sera. Secondo la testimonianza del ragazzo, che era in giro con altri tre giovani, è stato seguito e poi picchiato da almeno tre persone. I tre lo hanno spinto contro un muro - ha raccontato - e lo hanno preso a pugni. Gli urlavano: “Frocio di m*, devi andartene”. Se l'azione si sia scatenata contro l'orientamento sessuale del giovane è ancora però al vaglio degli investigatori.
La lettera della vittima: "Non mi sento mai tranquillo"
Proprio oggi, in aula rossa, è stata discussa un'interrogazione che impegna sindaco e giunta a promuovere azioni culturali e di promozione dei diritti per contrastare odio e violenza soprattutto a carattere omofobo, ma la maggioranze si è trovata spaccata sul tema. L'ordine del giorno è stato così approvato, con 21 voti favorevoli contro 2 contrari e 10 astenuti
Inoltre, il consigliere della Lista Rossoverde Filippo Bruzzone ha letto una lettera inviata dalla vittima. Questo il testo: "Sto vivendo un momento particolarmente difficile, un momento che ho temuto per tanto tempo e che speravo di non dover vivere mai. Ogni giorno mi sono sentito gli occhi addosso, mi sono sentito nel mirino, come se dovessero colpirmi da un momento all'altro.
Occhiatacce, risatine, commenti sussurrati, insulti urlati, sputi. Sui mezzi, a lavoro, per strada. Non mi sento mai tranquillo, libero di esprimermi o di essere me stesso in pubblico e ora nemmeno di camminare per strada. Sono consapevole che come società stiamo facendo dei passi avanti nei confronti del 'diverso', ma non è sufficiente.
Io credo che non aver classificato l’omofobia come reato favorisca comportamenti come quello che ho subito venerdì sera e come quelli che si sentono al telegiornale ogni giorno. Un ambiente del genere mi fa sentire come cittadino di serie B. Non voglio però che la violenza di quei ragazzi mi ferisca più di quanto non abbia già fatto: per questo l’ho denunciato alla polizia e l’ho raccontato al Secolo XIX. Anche questa lettera è un mio modo di reagire e spero che possa sensibilizzare e contribuire a rendere la città in cui vivo più sicura, tollerante e rispettosa. Marco P.S.: Questo non è il mio vero nome e ci tengo a mantenermi anonimo poiché ancora non mi sento sicuro".
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