Cronaca

La prima è stata mercoledì 23 gennaio, quando un paziente ha aggredito il personale sanitario presente e ha cercato di sfilare l'arma alla guardia giurata intervenuta
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di Au. B.
Settimana infernale nel pronto soccorso dell'ospedale di Lavagna dove due aggressioni sono avvenuti nel giro di pochi giorni. La prima è stata mercoledì 23 gennaio, quando un paziente ha aggredito il personale sanitario presente e ha cercato di sfilare l'arma alla guardia giurata intervenuta.
Venerdì notte un altro paziente ha incendiato una barella per abbandonare successivamente il pronto soccorso. La guardia giurata intervenuta ha riportato alcune lesioni cadendo per spegnere il principio d'incendio. 

"Nessuno vorrà più lavorare nei pronto soccorso"

"Siamo costretti a denunciare ancora una volta l'ennesimo episodio di aggressione ai danni degli operatori del pronto soccorso mentre stanno svolgendo il loro dovere al servizio della collettività. Questo è intollerabile e vergognoso per una società che si definisce civile– spiegano Libero Gianelli responsabile Fp Cgil  Genova e Tigullio e Paolo Badalini segretario Uil Fpl Genova -. Sono anni che chiediamo con insistenza un presidio di polizia nei luoghi più a rischio 24 ore su 24. I continui episodi di violenza, oltre a rallentare o addirittura interrompere il pubblico servizio con gravi ripercussioni sull'utenza, porteranno inevitabilmente al progressivo allontanamento degli operatori dai Pronto Soccorso dove nessuno vorrà più lavorare".

Le aggressioni al personale sanitario coinvolgono 1 operatore su 3

"Ci ritroviamo a chiedere alle istituzioni e alle direzioni aziendali soluzioni strutturali subito perché siamo stanchi  di fare notizia – proseguono Gianelli e Badalini -. Violenze fisiche, verbali e psicologiche alle quali l'80% dei lavoratori della sanità ha assistito o ha dovuto subire. Di questo il 90% è donna, dati spaventosi e preoccupanti che descrivono una assoluta mancanza di misure di contrasto. Insieme a questo elemento si aggiungono altri problemi strutturali come il bisogno di un adeguato numero di personale tenuto conto dello stazionamento delle barelle nei locali del PS e la necessità di retribuzioni adeguate alla formazione e alle responsabilità degli operatori.  Senza queste misure il rischio di una fuga dalla professione continuerà a verificarsi, perché poco attrattiva".  
 
 

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