É cominciato questa mattina nell’aula magna del tribunale di Genova il processo per l’omicidio di Nada Cella, a quasi 30 anni dal delitto della giovane segretaria, aggredita il 6 maggio 1996 nello studio del commercialista Marco Soracco a Chiavari. Soracco è l’unico imputato a essersi presentato questa mattina in tribunale. Non c’è la madre di lui, Marisa Bacchioni, e non c’è Annalucia Cecere. Alle 11 è ripreso il processo. La Corte ha rigettato tutte le questioni preliminari. In particolare, è stata respinta l’eccezione di costituzionalità quindi il processo va avanti. Giudice si riserva su ammissione intercettazioni compresa telefonata tra Soracco e avvocato Ansaldo. Alle 12.50 inizia l’ascolto dei testi, il primo a parlare è Stefano Signoretti capo della squadra mobile della polizia nel 2019 a Genova.
”La donna del mistero la conosciamo”, l’intercettazione dell’epoca
La pm Dotto ha chiesto a sorpresa di aggiungere alle prove un’intercettazione tra Soracco (all’epoca accusato di omicidio) e il suo primo avvocato Massimo Ansaldo. In quella telefonata dal tono amicale, che per la Procura non rappresenta un atto secretato nel diritto della difesa, per la prima volta il commercialista parla di Anna Lucia Cecere senza fare il suo nome ma dicendo che la conosce e che non è una “donna del mistero”. Soracco riferisce dell’accesso in studio della ‘signorina’ e altri dettagli personali. La telefonata risale al 31 maggio del 96, il giorno dopo la notizia delle perquisizioni, uscite sui giornali.
L’eccezione di legittimità costituzionale
L’avvocato Vernazza che difende Soracco e Bacchioni ha sollevato l’eccezione di legittimità costituzionale. Secondo il legale,
il provvedimento della corte d'appello con cui è stato disposto il rinvio a giudizio dei tre senza motivarlo, come prevede la legge, sarebbe da annullare "perché - spiega l'avvocato - arriva dopo una sentenza motivata di proscioglimento del gup Angela Nutini, secondo cui non ci sarebbero motivazioni tali da superare l'oltre ragionevole dubbio. Il paradosso quindi è che Cecere, Soracco e Bacchioni andrebbero a processo, tra l'altro con accuse pesantissime, soprattutto Cecere, senza sapere il perché".
La difesa chiede l’esclusione della telefonata dell’anonima
La difesa dell’imputata Cecere ha chiesto alla corte presieduta dal giudice Cusatti ha chiesto di escludere tra le prove “la telefonata dell’anonima”, una registrazione rimasta sulla segreteria telefonica della madre di Soracco in cui una donna dice di aver visto la Cecere uscire la mattina del 6 maggio 96 da casa Soracco sporca di sangue allontanandosi su un motorino. La pm Dotto si è opposta alla richiesta spiegando che come regola generale la non conoscenza dell’identità di una dei conversanti non esclude assolutamente che quell’intercettazione sia valida “ne facciamo a dozzine, a centinaia”. L’intercettazione poi è una prova perché è stata registrata su una segreteria telefonica e portata in commissariato dalla stessa Bacchioni.
Al commercialista Soracco e alla anziana madre Bacchioni sono contestate oltre al reato di false dichiarazione al pubblico ministero anche i reati di favoreggiamento dell’imputata Cecere. La difesa chiede che questi ultimi vengano sospesi ma la Procura chiede il rigetto alla corte perché “le false dichiarazioni che si manifestano sottoforma di rifiuto debba essere equiparato a tutti quei comportamenti che sono analoghi e cioè che manifestano una volontà di non rispondere di rifiutarsi come ‘non mi ricordo nulla’, ‘non so spiegare’ che sono pacificamente inquadrabili nella categoria del rifiuto, è certo quindi che nella contestazione queste due forme di falsità della dichiarazione siano intrinsecamente collegate”.
Tutti le intercettazioni devono essere ascoltate in aula dunque non si depenna la famosa telefonata anonima. Soracco e madre restano accusati di favoreggiamento.
Alla sbarra donna che voleva prendere il posto di Nada
Alla sbarra per il delitto c'è Anna Lucia Cecere, 57 anni, che per il pm Gabriella Dotto avrebbe ucciso Nada colpendola alla testa con una grossa pinzatrice e un fermacarte perché si frapponeva al suo progetto di accasarsi con Soracco e lavorare nello studio. Ad accusare la donna ci sono i bottoni sequestrati nel '96 nella sua abitazione di corso Dante (ma di cui carabinieri e pm di allora Gebbia inspiegabilmente non dissero nulla alla polizia titolare delle indagini), bottoni casual uguali a quello sporco di sangue trovato nello studio.
Il teste più importante
Contro Cecere c'è anche uno dei testimoni ancora in vita che l'avrebbero vista uscire dal palazzo la mattina del delitto sporca di sangue e salire sul suo scooter, anche se l'uomo non l'ha poi riconosciuta sulle foto segnaletiche mostrate dai carabinieri. Ci sono poi due telefonate anonime effettuate dalla stessa donna alla mamma di Soracco e a un avvocato che indicano in Cecere l'assassina di Nada. Ma l'autrice delle chiamate non è mai stata identificata e viene tutt'ora ricercata soprattutto dalla criminologa Antonella Delfino Pesce che nel 2021 ha permesso di riaprire il caso.
L'alibi della donna: "Stavo lavorando"
La donna si è sempre difesa dichiarandosi innocente e, attraverso i suoi legali, Gianni Roffo di Chiavari e Gabriella Martini di Cuneo, riferisce di avere un alibi: all'ora presunta del delitto, fra le 8.50 e le 9, era già in viaggio sullo scooter per andare a lavorare a Santa Margherita dove faceva le pulizie per conto di un dentista. La prova di questo sarebbe nel contratto di lavoro che sarà esibito in aula (con i versamenti Inps acquisiti di recente) per cui la donna quel giorno era a lavorare dalle 9,30 in poi. Vero è anche che il dentista nel 1996 non fu mai interrogato - un altro dei gravi errori commessi allora - e oggi non ricorda nulla di Cecere, "in questi anni per me hanno lavorato molte addette alle pulizie". Importante però il fatto che il medico garantisca che nessuno controllava a che ora la donna della pulizie iniziava il suo turno di lavoro nella sua abitazione visto che era munita di chiavi. Come a dire: se Cecere fosse arrivata in ritardo nessuno se ne sarebbe accorto.
Innocente sino a prova contraria
I due legali di Cecere però poggeranno la linea difensiva su uno dei fondamenti del processo penale: è l'accusa che deve provare la colpevolezza di una sospettata che si dice innocente, soprattutto se, come in questo caso, esibisce un contratto di lavoro che proverebbe che non poteva essere sulla scena del crimine all'ora del delitto.
La ricostruzione del delitto
Fra i primi testi che saranno ascoltati l'ormai ex dirigente della squadra mobile di Genova Stefano Signoretti che ha avviato gli accertamenti dell'indagine bis del 2021. In linea teorica Signoretti potrebbe essere in aula già oggi, ma la sua presenza ieri sera è stata smentita, forse per una pretattica. O forse no.
Dopo quella odierna è già stato programmato un primo sommario calendario di altre udienze, la prossima dovrebbe essere il 20 febbraio nell'aula della corte di Assise. Indizi questi che potrebbero fare pensare che il presidente della corte Cusatti, ovviamente dopo essersi confrontati con gli altri giurati, sarebbe però incline a non rinviare la palla alla Corte Costituzionale. Ma è solo un'ipotesi. Per sapere se il processo andrà avanti ormai non resta che aspettare poche ore, un soffio dopo un'attesa lunga quasi trent'anni.
L’avvocato Vernazza, seduto Marco Soracco
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