Cronaca

L'omertà emerge in aula, la testimone in soggezione nei confronti degli imputati
2 minuti e 34 secondi di lettura
di Annissa Defilippi
L'imputato Marco Soracco

Nel processo per l'omicidio di Nada Cella, un caso che ha lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva di Chiavari, emergono nuovi dettagli che svelano una rete di tensioni e paure tra i testimoni chiave. La testimonianza di Lorenza Signorini, figlia di una vicina di casa del commercialista Marco Soracco, rivela una storia di risentimenti e soggezione nei confronti della famiglia Soracco, gettando nuova luce sulle dinamiche che hanno caratterizzato le indagini. A sorpresa, poi, questa mattina l'anziana madre di Soracco è uscita dal processo perché per la difesa non è oggi più nelle condizioni di difendersi nel dibattimento in cui è imputata con il figlio di favoreggiamento nei fronti di Annalucia Cecere. Per questo il giudice Massimo Cusatti si è riservato di sospendere per stralciarla successivamente con un'ordinanza.

La deposizione in aula di Lorenza Signorini, figlia di Egle, testimone chiave

"Con Soracco e sua madre ci fu tensione, loro erano risentiti nei nostri confronti. Una volta li incontrai e mi rimproverarono per le cose che mia mamma aveva affermato sugli orari". Così in aula Lorenza Signorini, figlia di Egle Sanguineti, una vicina di casa del commercialista e della madre Marisa Bacchioni, nel corso della sua testimonianza nel processo in corte d'assise per l'omicidio di Nada Cella a Chiavari (Genova). Sanguineti aveva detto di avere visto Soracco "scendere e andare in studio poco prima delle nove e comunque prima del solito", mentre il commercialista ha sempre spostato in avanti l'orario del suo ingresso: prima alle 9.05, poi alle 9.10 e infine alle 9.12. La sorella Luciana Signorini, che aveva problemi psichiatrici, era stata indagata per sei mesi ma poi la sua posizione era stata archiviata.

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Omertà, reticenza e soggezione in aula 

Signorini, che all'epoca non abitava nel condominio del delitto di via Marsala ma lo frequentava perché andava a trovare la madre e lasciava il figlioletto di 11 mesi prima di andare a lavorare, ha anche inanellato una serie di "non ricordo". Una reticenza già manifestata dalla madre, nel 1996, e in parte dalla stessa testimone nel corso delle indagini riaperte nel 2021. "Avevamo paura di querele da parte della signora Bacchioni" aveva detto. E in aula, oggi, quando le è stato chiesto il motivo della reticenza, ha spiegato che "sicuramente ha inciso la soggezione che la mia famiglia, di origini modeste, aveva nei confronti dei Soracco. Il padre era anche stato nella Dc. E quindi magari all'inizio non si è sentita di parlare. Ma sono pensieri miei". Tra la famiglia Signorini e Soracco, subito dopo il delitto, i rapporti secondo gli investigatori erano diventati tesi. "Era arrivata una voce - ha detto - che fosse stato mio padre a uccidere Nada. Per fortuna dimostrò che era a lavorare quella mattina. Ma la mia famiglia era stata tartassata". Oggi sono stati sentiti anche altri investigatori dell'epoca, un altro vicino di casa e una conoscente di una testimone. La prossima udienza è giovedì prossimo quando la Corte d'assise sospenderà la posizione della Bacchioni.

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