Cronaca

3 minuti e 4 secondi di lettura
di Stefano Rissetto

GENOVA-Un broker assicurativo genovese, collezionista d'arte, compra all'asta per poche centinaia di migliaia di lire una scatola chiusa, scopre che dentro c'è un'opera di Jeff Koons (a destra) l'artista contemporaneo più ricco, potente e quotato al mondo, tanto che due anni fa un suo coniglietto in acciaio è stato venduto per 91,1 milioni di dollari, noto in Italia anche per essere stato per qualche tempo il marito di Ilona Staller. Koons tenta di rinnegare la paternità dell'opera ma l'appassionato, grazie al suo avvocato Marianna Garrone (a sinistra), che di solito si occupa di diritto del mondo ippico di cui è tra i pochissimi specialisti in Italia, sconfigge in tribunale l'artista più celebrato del pianeta e adesso si trova in casa una fortuna.

Il collezionista, un settantenne che da buon zeneize reclama riservatezza assoluta, così racconta la sua avventura: "L'opera era stata smarrita: l'ho acquistata nel 1991 - racconta al "Corriere della Sera", ripreso da Dagospia - a un'asta doganale a Milano delle merci non reclamate e non ritirate. La base d'asta era di 500.000 lire".

L'opera (al centro) è una scultura in porcellana della serie "Banality": Serpents , la numero 2/3: due serpenti con occhi gialli e papillon verdi, proveniente dalla prima mostra "Banality" di Koons, allestita dalla Galerie Max Hetzler di Colonia nel 1988.

Ma il collezionista genovese non sapeva. "La scatola era chiusa, senza mittente, con una piccola scritta: "Jeff Koons. Serpents". Allora non era famoso ma il suo nome iniziava a circolare. Diciamo che ho avuto intuito. Quando l'ho aperta mia moglie alla vista di quei serpenti mi ha detto: "O loro, o me". Li ho tenuti, mi piacevano".

Le prime controversie sull'attribuzione dell'opera risalgono al 1997, con il primo tentativo di vendita, a New York, tramite Christie's. "La faccio valutare, dicono che è "ottima" e fissano la base d'asta a 100.000 dollari. Per venderla però avevo bisogno dell'autentica di Koons - racconta il collezionista - e così gli scrivo, chiedendogliela. Dopo tante insistenze mi risponde che l'opera è un falso e sapete perché? Visto che era andato perso un originale, quello in mio possesso, ne aveva fatto un altro e l'aveva venduto. Insomma, avrebbe dovuto ammettere di aver fatto due esemplari con la stessa numerazione..."

Al collezionista genovese non resta che citare in giudizio Koons, il giudice competente è a New York. Interrogato, Koons cambia versione sulla natura dell'opera, come racconta l'avvocato Garrone: "Dopo aver sostenuto che fosse un falso, l'artista dice che è un prototipo imperfetto che avrebbe dovuto essere distrutto senza, tra l'altro, riuscire a provarne i difetti. Così, dopo il processo, l'opera viene restituita al collezionista ma l'affare sfuma". Non va diversamente qualche anno dopo, nel 2014, quando un gallerista milanese presenta al collezionista genovese un'importante offerta rivolgendosi, prima di concludere l'acquisto, a Koons per il rilascio dell'autentica.

Nemmeno stavolta la richiesta trova riscontro. Koons ribadisce che l'opera è un "prototipo insoddisfacente destinato alla distruzione". Il collezionista decide che è troppo. "A quel punto - racconta - mi sono arrabbiato e l'ho citato in giudizio davanti al Tribunale di Milano chiedendo un risarcimento danni per la vendita persa. Koons, che ha rigettato le accuse, mi ha chiesto a sua volta un risarcimento danni per 8 milioni di euro sulla base del valore medio degli esemplari autentici dell'opera Serpents . Non dico altro".

A ottobre la Corte d'Appello di Milano ha confermato la sentenza del Tribunale sulla paternità dell'opera: quei serpenti smarriti a Milano e comprati per «poche» migliaia di lire sono indubbiamente di Koons e sul mercato ne esistono due autentici esemplari 2/3. Il collezionista genovese ha quindi titolo al risarcimento. «Pende la Cassazione, ma confidiamo nella conferma della sentenza di secondo grado. Stavolta - conclude - Koons l'ha fatta grossa. Ora l'opera ha un valore inestimabile. Voglio vedere cosa succede. Chissà come il mercato accoglierà la notizia".