GENOVA - La chiesa Nostra Signora della Consolazione, in via XX Settembre a Genova, è gremita di persone per dare l'ultimo saluto ad Alice Scagni, la donna di 34 anni uccisa a Quinto sotto casa sua dal fratello Alberto, che ora si trova in carcere a Marassi, lo scorso primo maggio. Tanti gli amici e i familiari che si sono stretti attorno ai genitori e al marito, in un momento per loro drammatico. Il figlio è rimasto fuori dalla chiesa, in braccio ad un parente. "Ho conosciuto ieri i genitori - ha detto il sacerdote nella omelia - e non è facile in questo momento dire cose. La mamma mi ha chiesto di poter portare a casa qualcosa che possa continuare a farli vivere ho pensato di leggere l'enciclica di Giovanni Paolo II". Parla dell'importanza della misericordia, "cioè di quell'amore che è più potente della morte, più potente del peccato e di ogni male, dell'amore che solleva l'uomo dalle abissali cadute e lo libera dalle più grandi minacce". In molti hanno lasciato biglietti o scritto nel registro delle visite. Pieno di rabbia il messaggio di una amica, Sabrina: "Non è giusto - scrive - 5 segnalazioni per scongiurare la tua tragedia cara Licia, ma nessuno ha dato importanza alla pericolosità di quel mostro che ti ha ucciso in modo vile".
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A guardare il profilo Facebook di Alice, corre un brivido lungo la schiena. "Ciao Alice", in tanti hanno lasciato il loro cordoglio espresso sulla sua bacheca. Ma poi ci sono i post proprio di Alberto, aggressivi già diversi mesi fa nei confronti della sua 'sorellina'. Del resto, come raccontato da mamma Antonella, le avvisaglie di questa tragedia c'erano già tutte. Secondo quanto raccontato in una lunga telefonata a Primocanale, "ci siamo accorti che era pericoloso almeno due mesi fa. Abbiamo fatto immediatamente le segnalazioni alla salute mentale di Fiumara visto che siamo di Sampierdarena. Abbiamo fatto tentativi col suo medico di base, che ha fatto il medico di base, proprio base". E poi la chiamata alle forze dell'ordine, al 112, numero unico di emergenza, in quel fatale 1 maggio. "Abbiamo supplicato venisse anche una volante che passava per caso per strada a fare le multe per divieto di sosta. Ci hanno detto che non avevano una pattuglia disponibile. Alla sera davanti al cadavere di nostra figlia c'erano 5 pattuglie. Questa non è fare prevenzione, è fare i becchini".
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Alla luce di questo drammatico racconto, proseguono le indagini della procura per capire se il delitto avrebbe potuto essere evitato. Il procuratore Francesco Pinto e il sostituto procuratore Paola Crispo hanno aperto un fascicolo contro ignoti per omissione d'atti d'ufficio e omissione di denuncia e nei prossimi giorni verranno sentiti operatori e forze dell'ordine a cui i genitori si sono rivolti. Il reato di omissione di denuncia viene ipotizzato in riferimento a un solo specifico episodio, vale a dire la verbalizzazione della mamma e della nonna di Alice Scagni la sera del 30 aprile, dopo il tentativo di incendio della porta di casa della nonna, danneggiamento per i quali i famigliari sospettavano Alberto ma che la donna non aveva voluto denunciare. Se i poliziotti, infatti, lo hanno valutato come un semplice danneggiamento o al massimo come minacce, si tratta in entrambi i casi di reati perseguibili a querela quindi i poliziotti non avrebbero potuto inviare gli atti in procura. Se invece, come potrebbe apparire dalle dichiarazioni dei famigliari (la stessa nonna parla di diversi danneggiamenti avvenuti dopo richieste di soldi non esaudite) fosse stato configurato il reato di estorsione o tentata estorsione, allora i poliziotti avrebbero dovuto denunciare Scagni d'ufficio.
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E pensare che proprio da un altro profilo Facebook, quello di Alberto, si può vedere quella che forse è l'arma con cui ha aggredito la sorella, con venti fendenti. Nell'appartamento dell'assassino, infatti, al civico 15 di via Balbi Piovera, a Sampierdarena, gli investigatori hanno trovato la custodia del coltello postato ma non l'arma: a metà aprile si era ritratto sui social proprio con quel pugnale vicino, in una velata minaccia ai familiari.
Ma l'immagine in questa giornata non deve essere quella delle minacce, dei deliri, dei coltelli, ma di quelle scarpette da ballerina, della danza, del sorriso dolce di Alice, nel cuore ormai non più soltanto di chi l'ha conosciuta, figlia, moglie, mamma e sorella.