Cultura e spettacolo

E' stato presentato in concorso al recente Festival di Cannes dove Jesse Plemons ha vinto il Premio per la migliore interpretazione maschile
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di Dario Vassallo

Un impiegato sottomesso che lascia che il suo capo gli imponga tutto: il lavoro, la casa, perfino la dieta e quando una volta prova ad opporsi la sua vita va alla deriva. Un poliziotto la cui moglie è scomparsa durante una spedizione scientifica che quando finalmente si rifà viva sospetta sia un’altra persona. Una donna che abbandona il matrimonio per seguire il leader di una setta alla ricerca di qualcuno che sappia resuscitare i morti.

Tre storie diverse, sconcertanti, vertiginosamente cupe, vagamente collegate tra loro, tre episodi distinti con i quali in ‘Kinds of kindness’, interpretato da Emma Stone, Willem Dafoe e Jesse Plemons che a Cannes - dove il film è stato presentato in concorso - ha vinto il premio per la migliore interpretazione maschile, il regista Yorgos Lanthimos, pioniere di quella che è stata definita ‘la bizzarra onda greca’, dopo aver ottenuto consensi al botteghino e premi in giro per il mondo con ‘La Favorita’ e ‘Povere creature’, vincitore otto mesi fa del Leone d’oro a Venezia, compie una sorta di reset della sua carriera tornando a collaborare con lo sceneggiatore delle prime eccentriche e disturbanti pellicole, Efthimis Filippou, per disegnare una parodia sul controllo e il consenso, siano essi sul posto di lavoro, nel matrimonio o nella religione, tutti ambiti in cui le persone cedono volontariamente il proprio potere agli altri.

Sono tanti i misteri nascosti in questo film e pochissime le certezze. Lanthimos nel corso degli anni ha evocato molte distopie chiuse ma questa sembra ancora più oscura, un grattacapo irregolare e un'imprevedibile esposizione di argomenti come l'amore, la fede e, appunto, il controllo che utilizza per mostrarci un’onnipresente interdipendenza tra potere spietato e sottomissione volontaria che emerge ovunque, sottolineando come tutti ne siamo in qualche modo schiavi. E per un film intitolato ‘Kinds of Kindness’ (Tipi di gentilezza), la benevolenza è scarsa, giocando con i suoi protagonisti come persone volubili che manipolano il destino di ignari esseri umani. 

Il nuovo Lanthimos è enigmatico e non facile da apprezzare. Cosa ci sta dicendo questo regista così provocatoriamente insondabile dal momento che dopo quasi tre ore finisci per chiederti il significato di tutto questo? Forse una meditazione fuori dal comune e non del tutto soddisfacente sulla tendenza moderna a cercare la gentilezza nei posti sbagliati: datori di lavoro indifferenti, istituzioni pubbliche fallimentari e guru pazzi tra accenni di sesso eccentrico ma decisamente poco sexy, sequenze allegramente macabre in cui ci si taglia il pollice con un coltello e stupri coniugali fuori campo. E’ un ritorno alla schietta freddezza che lo ha reso famoso condividendo lo stesso DNA di ‘The lobster’ e ‘Il sacrificio del cervo sacro’, storie morbose che rasentavano il totale nichilismo. In un’epoca in cui il cinema è spesso esasperatamente semplicistico o prescrittivo, ‘Kinds of Kindness’ si diletta nella propria ambiguità ma è troppo arido per essere inquietante o divertente, o entrambe le cose.