Cultura e spettacolo

La direttrice della prestigiosa struttura genovese si confessa a Primocanale a un anno di distanza dal suo insediamento
5 minuti e 23 secondi di lettura
di Dario Vassallo

"Ero molto contenta di una nuova avventura e di avere un buon motivo per tornare a Genova dove ero già stata cinque anni lavorando a Villa Croce e dove mancavo da sette. Ma non nascondo che c'era anche un pizzico di preoccupazione per una nuova sfida che se pure in alcune cose era in continuità coi lavori che avevo fatto prima in altre era nuova e con caratteri di complessità maggiore": è questo il primo pensiero che è venuto in mente a Ilaria Bonacossa, critica d'arte, milanese, 51 anni, quando è stata nominata direttrice di Palazzo Ducale dove si è insediata ufficialmente l'1 febbraio 2024. A un anno di distanza le chiediamo di raccontarci la sua esperienza.

Come ha ritrovato Genova?
"Devo dire che è stata una sorpresa positiva. Ho trovato la città in uno stato migliore rispetto a quando l'avevo lasciata, una situazione che da fuori non percepivo tanto. Mi ha stupito il fatto che cose di cui si parlava ai tempi di Villa Croce ma di cui non si vedevano le tracce adesso sono diventate realtà: ci sono stranieri che comprano case, c'è una percezione di turismo, la volontà di fare un salto di qualità rendendosi appetibile per un pubblico anche più internazionale. Si sentono parlare tante lingue, non solo tra i nostri visitatori ma anche passeggiando per il centro storico che per me da milanese resta di un fascino immenso e che trovo anche in buono stato. Adesso aspetto ancora con fiducia l'alta velocità: doveva esserci già dodici anni fa e se ne parla ancora".

Come ci si approccia ad una realtà come Palazzo Ducale?

"Per fortuna tra le due esperienze genovesi ho avuto in mezzo tante sfide professionali, nel senso che ho diretto una grande fiera come Artissima che fa 40.000 visitatori in quattro giorni e lavorare per il Ministero per l'avvio del Museo nazionale d'Arte Digitale mi ha aiutato a sviluppare competenze anche legate al management, al lavoro con il pubblico, ai C.d.a. e ai sindacati. La rendicontazione dei budget più strutturali la dominavo anche a Villa Croce ma tutta la parte che riguarda il far funzionare una macchina complessa mi mancava. La forza di Palazzo Ducale è che ha un team molto forte, molto competente. Quindi non ero buttata da sola in un'arena di leoni ma sono stata accompagnata per mano e devo ammettere con tanta voglia di aiutarmi. Non ho percepito mai quello che ogni tanto succede quando arrivi a guidare un posto nuovo e questo mi ha permesso anche di lavorare in continuità. L'obiettivo è portare Palazzo Ducale a diventare un modello di istituzione culturale museale del XXI secolo affinché i musei siano appetibili a tutti".

C'è qualcosa che si rimprovera in quest'anno e qualcosa di cui è particolarmente fiera?
"Sono fiera della mostra di Lisetta Carmi. La mostra è bellissima ma soprattutto sta avendo un grande riscontro fuori Genova con una rassegna stampa veramente importante. E sono cose che servono, secondo me, sicuramente a far conoscere Lisetta Carmi ma anche a far vedere che Genova è la città da cui vengono grandi artisti, cosa che i genovesi sanno ma che forse fuori è una realtà difficile da percepire. Detto questo la cosa più difficile di un'istituzione come Palazzo Ducale è fare un cambio di marcia sulla comunicazione. Sicuramente è un problema anche della città, nel senso che da una parte è una grandissima città, con tantissime cose, quindi magari è più facile per una città media che ha un progetto importante e mette tutte le risorse su comunicare quel progetto che identifica la vita culturale della città. Questa città ha tante cose però le risorse in spese in comunicazione se vai a vedere non sono poi così alte e quindi sicuramente è una delle cose su cui lavorare. È ovvio che però devi avere anche il tempo di capire quali sono i canali e i partner giusti e questo richiede un pò di tempo.

Che anno sarà il 2025 per Palazzo Ducale?
"Da una parte in continuità, dall'altra sicuramente un anno in cui l'idea di produrre cultura sarà al centro della missione ma con l'idea della contemporaneità come uno dei valori. E non soltanto perché io mi occupo d'arte contemporanea ma in questa sfida di rinnovamento del pubblico di Palazzo Ducale occorre attirare un pubblico più giovane. Quindi chi magari ha dei dubbi sull'idea che fare contemporaneo sia fare meno arte sbaglia, ci sono delle cose veramente importanti, basta guardare poi i numeri che fanno la Biennale di Venezia o grandi rassegne dedicate al contemporaneo. Quindi un'attenzione al contemporaneo, un'attenzione anche agli artisti che partecipano all'idea della mostra, alla sua produzione, al concept di allestimento. Penso a Giorgio Griffa, che compirà novant'anni il giorno dopo l'inaugurazione della mostra che gli dedichiamo e che è già venuto due volte a vedere gli spazi sui quali sta lavorando".

Al di là della sua professione chi è Ilaria Bonacossa?
"Beh, una mamma, soprattutto una moglie, anche se mio marito dice negli avanzi di tempo. Poi un'appassionata lettrice di letteratura contemporanea, una ippo-fanatica che faceva gare di equitazione e che ha due figlie che fanno gare a livello nazionale. Quindi nei weekend faccio l'ippomamma, portando le mie figlie a fare le gare, cambiando completamente, spogliandomi dalla funzione di direttrice di museo: è il miglior yoga zen di distrazione perché quando c'è una gara con due figli e due cavalli non riesci a pensare a nient'altro se non alla sera ad andare a dormire".

Mi confessa tre pregi e tre difetti che si riconosce?
Parto dai difetti: interrompo le persone quando parlano perché sono un pò irruente, sono prepotente e forse ogni tanto troppo ambiziosa. Racconto sempre che prima di fare lettere ho fatto biologia perché c'era stato il Nobel a Rita Levi Montalcini e quindi mi sembrava una buona strada. Per i pregi ho un buon carattere, sono una persona con una capacità empatica e sono una lavoratrice infaticabile perché per fortuna non mi stanco tanto e sono piena di energia e molto appassionata delle cose che faccio".

Si faccia due auguri, uno per Palazzo Ducale e uno per se stessa
Per Palazzo Ducale, che il pubblico continui a venire ai nostri eventi trovandoli davvero uno stimolo per imparare a pensare l'idea di un'istituzione che possa essere un luogo di apprendimento. E per Ilaria Bonacossa continuare a divertirmi così tanto a fare quello che faccio tutti i giorni".

 

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