Al Carlo Felice è arrivato il momento di 'Andrea Chenier', l'opera che Umberto Giordano scrisse nel 1896 su libretto di Luigi Illica ispirata all'omonimo poeta francese condannato per i propri ideali filo monarchici dal tribunale rivoluzionario e giustiziato in pieno Regime del Terrore. Dopo 'La traviata' andata in scena con grande successo poco meno di un mese fa, si passa dunque dalle atmosfere vivaci e malinconiche della Parigi bohémienne dell'Ottocento al clima sanguinario che tormentò la Francia del Terrore giacobino attraverso una vicenda dove la tensione politica e sociale va di pari passo con quella amorosa, raccontata nella sua espressione più appassionata con la storia tra il protagonista e la contessina Maddalena e in quella più morbosa e violenta attraverso l’ossessione del servo Gérard per la stessa donna.
Un punto di riferimento per i contemporanei
Questa vicenda di amore e morte riscosse un grande successo a livello internazionale in quegli anni di passaggio dal Romanticismo al Novecento proponendosi come un punto di riferimento per i contemporanei. E resta sempre attuale quel suo messaggio per il quale le aspirazioni e il destino degli individui soccombono nel momento in cui entrano in contrasto con le ragioni della Storia che nella loro logica inesorabile non lasciano alcuna forma di scampo. Il direttore è Donato Renzetti, protagonisti dell'opera sono Fabio Sartori, Maria José Siri e il baritono mongolo Amartuvshin Enkhbat. Si replica domenica 9, mercoledì 12 e ancora sabato 15.
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IL COMMENTO
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