Giuseppe Conte rischia di ritrovarsi nella posizione del matematico Lindemann che dimostrò l'impossibilità della quadratura del cerchio. Sulla questione della data delle elezioni Regionali il governo è strattonato in direzioni opposte, con i governatori delle Regioni che chiedono di votare il 27 luglio o il 6 settembre, mentre sul piano politico il centrodestra spinge per ritardare ulteriormente la tornata oltre il 20 settembre ipotizzato dall'esecutivo. Conte rischia dunque di dover scegliere tra lo scontro con le Regioni e quello con le opposizioni, che potrebbero non votare il decreto all'esame della Camera
Questa estate "può ripartire il campionato di calcio ma non si può votare per le Regioni perché ancora non siamo arrivati ad alcun accordo sulla data del voto. Mi suona particolarmente singolare che si possa giocare a San Siro o a Marassi ma non votare in un seggio", ha tuonato il presidente della Liguria, Giovanni Toti. "Nessuno dei governatori delle Regioni si prenderà la responsabilità di far votare una volta riaperto un anno scolastico dopo 4 mesi di sospensione delle lezioni che già di per sé partirà in modo piuttosto burrascoso e tribolato", ha proseguito.
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Intanto slitta all'8 giugno l'esame del decreto in materia alla Camera. A complicare la vicenda c'è il tema dell'accorpamento nell'election day del referendum costituzionale, voluto da M5s e osteggiato dal centrodestra, che potrebbe finire davanti alla Corte costituzionale. Il decreto approdato nell'aula della Camera prevede una finestra per svolgere le amministrative e il referendum tra il 15 settembre e il 15 dicembre, con il governo che ha già anticipato che la data ipotizzata è il 20 e 21 settembre per il primo turno e il referendum, e il 4 e 5 ottobre per il ballottaggio. In tutti gli interventi Forza Italia, Fdi e Lega hanno chiesto uno slittamento del primo turno di almeno una settimana perché la data del 20 farebbe impattare la campagna elettorale con la stagione turistica. In più è stato chiesto di non tenere il referendum costituzionale con le amministrative, cosa a cui tiene invece M5s.
La Conferenza delle Regioni continua a schierarsi pressoché compatta. "Ho parlato con il presidente Bonaccini, sta facendo un'ampia consultazione con tutti i soggetti chiamati in causa. Per il momento dal Governo non è arrivata nessuna notizia. Il ministro Lamorgese aveva detto che ci avrebbe fatto sapere dopo essersi consultata con Conte. Vedo che il Parlamento ha rinviato ulteriormente la conversione in legge del decreto. Le ore passano, i giorni passano. Le Regioni hanno più volte espresso il loro parere univoco e unanime, che è concorde con quello del comitato tecnico scientifico del Governo che consiglia i mesi caldi dell'estate per un'attività come quella elettorale. Ritengo che il Governo debba al piu' presto tornare a sedersi al tavolo delle Regioni e tornare ad ascoltare le nostre buone ragioni", ha sottolineato Toti.
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Un quadro teso in cui il governo dovrebbe mettersi d'accordo con le Regioni per far coincidere il voto per il rinnovo dei loro organismi con le amministrative. Le Regioni infatti (articolo 122 della Costituzione) hanno il potere di indire le proprie elezioni. "Chiediamo di votare nella prima finestra utile che è la fine di luglio ma se il governo e il Parlamento decideranno qualcosa di diverso, cinque Regioni, tra cui la Liguria, sceglieranno sicuramente di comune accordo di votare nella prima data utile, il 6 settembre. Visto che dal 4 e dal 15 giugno il Paese tornerà sostanzialmente aperto e non riteniamo che le elezioni siano qualcosa di più pericoloso di andare al lavoro, in vacanza o sui mezzi pubblici, chiediamo di votare a luglio". Per il governatore ligure "sarebbe surreale ritardare la riapertura delle scuole a ottobre o peggio interrompere l'anno scolastico per ben due volte in un momento in cui il comitato tecnico scientifico già dice che potremmo essere in un nuovo periodo a rischio", chiosa il governatore ligure e vice presidente della Conferenza delle Regioni.
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Caos Regionali, slitta il decreto: governatori d'accordo sul voto il 6 settembre
Governo messo alle corde da governatori e centrodestra
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