Nessuna lunga coda fuori dai portoni d’ingresso, nessuna corsa a vendere, o svendere, i gioielli di famiglia. Non è successo nulla di tutto questo. In questi giorni di riapertura dei compro oro non si è registrato un incremento di persone che si sono rivolte a questa tipologia di servizio. Era preventivabile e invece così non è stato. L’indagine effettuata sui numerosi negozi di Genova, ha valutato la situazione lungo i quartieri della città, da Ponente a Levante, centro e vallate incluse. In quadro che emerge raffigura in modo chiaro la situazione.
“Non c’è stato un incremento di persone che si sono rivolte a noi, i clienti sono più o meno gli stessi del periodo pre emergenza Coronavirus” ripetono uno a uno titolari o commessi che lavorano all’interno dei negozi. Proprio la crisi economica causata dalle misure restrittive rese necessarie per limitare la diffusione del virus avrebbe fatto ipotizzare il contrario. “Qualcuno in più si è visto ma non come ci saremmo aspettati. Di fatto i clienti di questa settimana sono gli stessi che avevamo anche prima della chiusura imposta dalle misure adottate dal governo” raccontano da più di un negozio. Tutti o quasi si sarebbero aspettati un aumento del via vai invece no.
Perché così non è stato? Pronte arrivano le risposte: “Chi aveva bisogno nell’immediatezza di denaro per pagare tasse o semplicemente tirare avanti si è rivolto ai banco pegni che invece durante questi mesi sono rimasti aperti”. Ecco la spiegazione dunque. lavoratori in nero, chi tirava a campare con lavoretti giornalieri all’improvviso si è trovato senza più un soldo e senza la possibilità di uscire. In molti si sono rivolti alle diverse associazioni che si occupano di aiutare i più bisognosi, altri invece stringendo i denti e aspettando tempi migliori sono andati al banco dei pegni. È proprio a loro nell’immediato delle chiusure che si sono rivolte un buon numero di persone in difficoltà, a Genova come nel resto della Liguria e dell'Italia. Tra marzo e aprile in questa tipologia di servizio si è registrato un incremento del 30% a livello nazionale. E qui sì le code ci sono state. Un banco dei pegni è un'attività che offre prestiti assicurati ai clienti in cambio di beni personali. In genere accettano come garanzia gioielli, strumenti musicali, computer, monete, oro, argento, televisori, ecc.
Cifre più basse però quelle riconosciute dal banco dei pegni che poi non hanno l’immediatezza del pagamento rispetto ai compro oro. “Abbiamo avuto clienti di tutte le età, da giovani ad adulti, ci portano i gioielli di famiglia e l’oro che hanno in casa soprattutto in attesa che arrivino i contribuito dallo Stato o la cassa integrazione. Sono persone che hanno perso il lavoro o anche che si trovate nella necessità, c’è anche qualcuno che si è rivolto a noi per poter pagare il funerale a un proprio caro” raccontanto da un negozio della bassa Val Bisagno.
E a dare il segno di quella che non è stata l’affluenza ai compro oro che ci si sarebbe aspettata è la frase di un negoziante della Val Polcevera: "Non è entrato nessuno, i miei clienti abituali sono anziani e hanno paura di uscire di casa" e probabilmente nemmeno necessità economiche impellenti se ne deduce. Ma da qualcuno dei titolari dei negozi compro oro arriva anche un campanello d’allarme che si proietta nei mesi avvenire. “Sì, ci aspettavamo più gente nel momento della riapertura, ma quelli che non sono venuti ora potrebbero rivolgersi a noi nei prossimi mesi, penso a tutti coloro che hanno un contratto in scadenza e che a causa della crisi non gli verrà confermato, si parla di settembre-ottobre”.
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Effetto virus, nessuna coda ai compro oro: "Chi aveva bisogno è già andato al banco dei pegni"
La situazione a Genova, ma qualcuno lancia l'allarme: "Potrebbero venire da noi in seguito"
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