cronaca

Proseguono le proteste
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Manifestazione dei lavoratori di Arcelor MIttal a Genova, contro i licenziamenti di tre operai giudicati illegittimi e lo stop alla produzione. Prima l'assemblea davanti ai cancelli della fabbrica e poi il corteo fino alla Prefettura, dove sono giunti i circa 400 lavoratori che hanno preso parte al corteo, creando disagi al traffico.

Una delegazione dei lavoratori è entrata dentro la Prefettura per chiedere al Governo una risposta sulla serrata ed i licenziamenti messi in atto da Arcelor Mittal. I poliziotti che presidiavano l'ingresso, alla richiesta dei manifestanti di togliersi il caschetto, hanno risposto sfilandoselo dalla testa e facendo partire un grosso applauso da parte dei presenti.


"Sono come dei barbari - ha spiegato il segretario regionale della Fiom Cgil Bruno Manganaro -, ci sono 250 lavoratori a casa senza stipendio, senza niente, una cosa che non si vedeva dagli anni 50, hanno distrutto gli impianti, noi non ci stiamo, andiamo in prefettura perchè il governo deve intervenire, il governo è complice". Alla manifestazione partecipano solo i lavoratori della Fiom Cgil e non quelli della Fim Cisl e della Uilm, che hanno però inviato un comunicato in cui condannano fermamente l'atteggiamento dell'azienda chiedendo un intervento del Prefetto "per dirimere questa grave situazione. Fim e Uilm ribadiscono con forza la necessità di un intervento del Governo. La vertenza siderurgica deve avere una regia nazionale: in ballo ci sono migliaia di posti di lavoro, il futuro del nostro stabilimento e dell’intera siderurgia del nostro Paese". 


Sulla vicenda ArcelorMittal è intervenuto anche il deputato ligure della Lega Edoardo Rixi ed ex assessore regionale allo Sviluppo economico: "Non c’è più tempo, il governo deve prendere una posizione. L’emergenza sanitaria Covid non diventi un comodo alibi per l’esecutivo che, per inettitudine e incapacità decisionale dimostrata fino a oggi, spianerebbe la strada all’uscita dell’attuale proprietà, lasciando gli stabilimenti in una situazione deteriorata rispetto a come erano stati consegnati dall’ex struttura commissariale. Lo stop alla produzione, minacciata da Mittal - prosegue Rixi -, provocherebbe danni irreparabili non solo negli stabilimenti di Genova, Novi Ligure e Taranto ma a tutta la filiera e all’indotto dell’acciaio d’Italia, compromettendo definitivamente le politiche industriali del nostro Paese che fortemente dipendono dall’indipendenza produttiva dell’acciaio stesso”".


La Fiom Cgil ha intanto deciso per uno sciopero giornaliero
di otto ore su tre turni. Oggi mercoledì, 11 novembre, si fermano i reparti ciclo latta, finiture e i laboratori, mentre venerdì tocca a impiegati e autisti dei pullman.

Una protesta già andata in scena nelle scorse ore con il blocco dei varchi di accesso. A far scattare la scintilla è stata la decisione dei vertici del gruppo ArcelorMittal di licenziare tre dipendenti (che dovrebbero diventare quattro) accusati di aver sottratto del materiale e di aver commentato su un gruppo privato di whatsapp queste operazioni offendendo il direttore. Poi a stretto giro sono arrivate 250 lettere che impongono la sospensione dal lavoro ad altrettanti lavoratori. Una decisione presa dall'azienda figlia del blocco dei varchi delle scorse ore. 


"La prefettura ci ha fatto sapere che il collegio di vigilanza sull'accordo di programma potrebbe essere convocato per giovedì mattina – ha detto il coordinatore dell'Rsu Armando Palombo - nel frattempo la nostra protesta va avanti per solidarietà ai colleghi licenziati ma anche per tutti gli altri visto che il comportamento dell'azienda in questi ultimi mesi con nessun investimento neppure nella sicurezza degli impianti e un atteggiamento che sembra voler incentivare i lavoratori ad andarsene quando non riesce a licenziarli".


Intanto i giorni continuano a passare e ora sono meno di venti alla fatidica data del 30 novembre. Quello è giorno entro cui ArcelorMittal può recedere dal contratto di affitto dell'ex Ilva pagando una penale di circa 500 milioni di euro. Il governo, distratto dalle vicende Covid, ancora non ha una definito strada chiara da perseguire. Se Mittal dovesse recedere a quel punto il futuro di circa 20mila lavoratori tornerebbe in bilico, oltre mille a Genova Conigliano. L'alternativa proposta da Roma è l'ingresso dello Stato nell’ex Ilva attraverso Invitalia. Una partecipazione che si concretizzerebbe con una partecipazione variabile tra il 40% ed il 45% ma con una governance paritetica con ArcelorMittal. E' questa la carta che Roma si gioca per trattenere il gruppo franco-indiano in Italia.