Due spezzini e un fiorentino: miscela polemica assicurata. I contendenti sono l'europarlamentare Brando Benifei, capodelegazione Pd a Strasburgo; l'ex presidente del Consiglio e segretario democratico Matteo Renzi, oggi capo di Italia Viva; la senatrice Raffaella Paita, capogruppo di Italia Viva al Senato.
Ad accendere la polemica domenicale, un intervento televisivo di Renzi, a proposito della corrente antirenziana del Pd e in particolare di Elly Schlein, non iscritta al partito ma appena autocandidatasi alla segreteria, nonché di Benifei che alcune voci danno come possibile concorrente per la successione a Letta.
"In passato hanno goduto del grande risultato del Pd di quegli anni. Perché c’è stato un momento - l'affondo del fiorentino Renzi - purtroppo durato poco, in cui il Pd vinceva. La Schlein e Benifei se non trovavano un pazzo che faceva la rottamazione, prendeva il 40% e li candidava, a quest’ora non sarebbero andati al Parlamento europeo. Come anche Bonaccini e Ricci, tutta gente che nella stagione del renzismo aveva dei ruoli. Oggi posso inventarsi le balle che vogliono, ma è chiaro che in quella stagione c’erano. Auguro a loro buon tutto, ma non mi vengano a dire che facevano la resistenza. È tutta gente che ha avuto molto dal partito quando il partito vinceva".
Lo spezzino Benifei ha replicato: "Matteo Renzi continua ad attaccarmi sulle elezioni del 2014. Ribadisco: in lista non mi ha messo lui che non sapeva chi io fossi, mi ha indicato il Partito Democratico Liguria di cui ero il Responsabile Europa e ho ottenuto 40mila preferenze dai cittadini, non dal “Giglio Magico” o da ipotetici rottamatori".
A chiudere la diatriba, l'altra spezzina Paita: "Nessuno ti attacca Brando. Le liste del Pd le ha firmate il segretario del Pd, che si chiamava Matteo Renzi e che mise giovani dappertutto, per dare gambe al processo di rottamazione. Se Renzi non avesse preso il 41%, tu a Bruxelles saresti andato da turista".
IL COMMENTO
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