Politica

Quello di Stefano Kovac è un giudizio negativo "sul modo in cui si fa politica più che sulle cose che sono state fatte"
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di Riccardo Olivieri

GENOVA - "Crediamo che bisogna cambiare strada nella direzione di una maggiore trasparenza e di un maggiore ascolto di tutti i cittadini, non solo i potenti". È da questo cambiamento che deve passare il futuro della nostra regione secondo il presidente di Arci Liguria Stefano Kovac, intervenuto nel dibattito lanciato con cui Primocanale chiede a genovesi e liguri un giudizio sui nove anni di governo di Giovanni Toti in Regione Liguria e sui sette del sindaco di Genova Marco Bucci (LEGGI QUI).

Arci Liguria e molte altre associazioni (Genova che osa, Libera, WikiMafia - Libera Enciclopedia sulle Mafie, Comunità San Benedetto al Porto, Young Caritas Genova) sono scese in piazza per chiedere le dimissioni del presidente Toti e della giunta dopo quanto emerso dall'indagine che il 7 maggio ha portato il governatore (sospeso) ai domiciliari e agli arresti eccellenti dell'imprenditore portuale Aldo Spinelli, dell'ex presidente dell'Autorità Portuale Paolo Emilio Signorini e dell'ormai ex capo di gabinetto di Toti Matteo Cozzani. Un giudizio negativo "sul modo in cui si fa politica più che sulle cose che sono state fatte" spiega Kovac, che condanna "la commistione tra politica e affari, l'asservimento della politica agli interessi di pochi".

Secondo Kovac "quello che è emerso testimonia un ambiente rovinato, un modo di far politica che non va nella direzione dell'interesse dei cittadini ma in quella dell'interesse di pochi" e per questo le associazioni chiedono "una serie di misure che servano ad allontanare la corruzione dal potere e dalla politica".

Misure che sono state raccolte in cinque punti, presentati a partiti e liste: non accettare finanziamenti da imprenditori e imprese, una legge sulle lobby per decisioni inclusive e trasparenti, garantire ricambio e inclusione in politica attraverso l'istituzione del limite di mandati, tagliare ogni legame con il "sistema Toti" e lo stop alle 'porte girevoli', ovvero impedire che anche presidente e giunta non possano assumere incarichi in aziende che nello svolgimento del proprio ruolo pubblico sarebbero in conflitto di interessi.

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