
La morte di Papa Francesco ha lasciato un segno, a pochi giorni dal 25 Aprile, anche tra chi non è credente ma ha ritrovato in lui i valori più terreni per perseguire la pace e la libertà. Un legame profondo che "l'uomo venuto dalla fine del mondo", come amava definirsi, è riuscito a cucire anche con chi si è sempre riconosciuto nella propria laicità. A Primocanale il ricordo del presidente dell'Anpi Genova Massimo Bisca, prima di sviscerare il valore della Liberazione. "Molti di noi, anche se non erano credenti, quando hanno visto Papa Francesco il giorno prima a Pasqua, pensavano che fosse finito il suo momento di difficoltà. Io voglio ricordare come faccio spesso le cose che ha detto rispetto agli ultimi e alla pace: una frase che mi aveva molto colpito - e tra l'altro qualcuno gli diede anche del putiniano, offendendolo -, era che la guerra fa solo gli interessi di chi produce e vende armi, tutti gli altri sono i più deboli che pagano le conseguenze" commenta il presidente Massimo Bisca.
Si ricorda quell'incontro del 27 maggio 2017 quando venne a Genova e volle incontrare i lavoratori?
"Certo, quando incontrò i lavoratori dell'Italsider (io la chiamo ancora così ride ndr), si fece un ragionamento sulla differenza tra speculatore e imprenditore, ed è una bella differenza. E poi fece un ragionamento anche sulla dignità del lavoro che guarda caso è uno degli articoli che comprende la nostra Costituzione. All'articolo 36, quando parla di retribuzioni non per sopravvivere ma per garantire a sé e alla famiglia una vita dignitosa, in particolare in quell'azienda dove il tipo di produzione che c'era era più facile anche per avere incidenti sul lavoro, la questione della sicurezza è centrale. È stato un raggio, mi permetto di dirlo, un raggio di luce in un mondo in cui la dignità dell'uomo, la libertà dell'uomo, non esiste più. Ricordo quando chiese la pace non parlando solo di Ucraina ma anche del massacro che sta avvenendo a Gaza, in Palestina, dando spazio alla necessità degli aiuti".
Qual è il messaggio che ha lasciato Papa Francesco?
"Io credo che ci mancherà molto, però credenti o non credenti dovrebbero prendere l'impegno che i suoi messaggi hanno veicolato, messaggi di pace, di dignità, di difesa degli ultimi che possiamo portare avanti insieme".
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sarà a Genova per celebrare l'ottantesimo anniversario della Liberazione, che legame c'è tra quello che diceva Papa Francesco rispetto alla guerra e alla pace, e quello che si ricorderà questo 25 aprile, che sicuramente ha un'accezione diversa rispetto agli altri anni?
"Intanto ricordiamo una lotta di popolo, ricordo a tutti che al Ponte Monumentale ci sono dei numeri, 1.863 morti in combattimento o fucilati e 2.250 morti nei campi, Genova è emblematica di questa sintesi, non a caso è l'unica città in Europa dove un generale di corpo d'armata Günther Meinhold, si arrese a un operaio comunista, Remo Scappini, che io ho stressato quando sono stato eletto in consiglio comunale nel 1985 ogni seduta ed erano due alla settimana, il martedì e giovedì, gli chiedevo sempre un sacco di cose per cui a un certo punto mi disse di dargli un po' di respiro. L'esempio della nostra città è quello di mettere insieme la lotta sociale con la lotta armata, gli scioperi, le manifestazioni, per esempio noi abbiamo avuto un caso unico in Italia, una brigata di donne comandata da donne che erano 180 in tutto, la più anziana aveva 72 anni, la più giovane ne aveva 15, morte in combattimento. È proprio l'esempio di quello che si dice un popolo unito, il mondo del lavoro svolge un ruolo straordinario rispetto anche al salvataggio degli impianti e questo vale per le fabbriche come per il porto".
Bisca, che cifra diversa avrà questa giornata?
"Se non ci fosse stata la resistenza in Italia con questi episodi, il nostro Paese avrebbe fatto la fine di altri, dove la Costituzione è stata scritta sotto dettatura perché in Giappone è successo così, la Germania è stata spaccata in quattro. È grazie a quelli che sono sopravvissuti alla guerra che abbiamo potuto avere una Costituzione democratica scritta da chi era erede e aveva partecipato a quelle lotte, perché è grazie al popolo italiano se oggi siamo quello che siamo".
E allora cosa accadrà nei prossimi anni, pensiamo tra vent'anni quando si celebreranno per esempio i 100 anni dalla Liberazione, come si farà a ricordare? I testimoni dei testimoni avranno lo stesso spessore?
"Assolutamente no perché comunque noi non abbiamo vissuto certe cose, però io credo che dobbiamo continuare a fare le spugne, finché possiamo, perché non si impara solo attraverso la famiglia, io ho imparato tantissimo attraverso il posto di lavoro perché sono entrato a lavorare in una sala a 16 anni, dove c'erano quelle donne e quegli uomini che hanno vissuto la guerra, avverto anche una necessità di trasmettere perché i ragazzi non possono sapere tutto. Inoltre io credo che ci sia bisogno di un approfondimento perché, altrimenti, non si capisce come mai il Paese sia sopravvissuto a fenomeni politici gravissimi. I tentativi di colpo di stato, le bombe nelle stazioni, nelle piazze, mi riferisco allo stragismo nero ma anche come siamo sopravvissuti e grazie a che cosa? All'insegnamento di quelle persone nei periodi ancora più complicati del terrorismo delle Br e Genova, con Guido Rossa, ha pagato".
Le chiedo un parallelismo, per quanto possibile, con l'oggi e la "resistenza" degli ucraini. C'è chi dice che Zelensky dovrebbe fare un passo indietro e cedere alla Russia, lei pensa che ci sia un collegamento e un legame tra ieri e oggi, rispetto alla resistenza?
"Basterebbe studiare la Costituzione e capirne il significato, nel senso che l'articolo 11 sottolinea che il nostro Paese può rinunciare anche a certe cose per non arrivare mai alla violenza rispetto a sanare i contrasti tra i diversi Stati, se si guarda la dichiarazione dei diritti dell'uomo è la stessa cosa, ma poi esiste tutto il resto. C'è poi un articolo 54 che voglio citare e che dice che chi ha incarichi pubblici li deve svolgere con disciplina e onore, e noi abbiamo avuto purtroppo qualche d'uno che con questi incarichi pubblici voleva cancellare le tombe dei partigiani".
Bisca, perché bisogna ricordare sempre?
"Me la cavo con una frase: perché se non si ha memoria non si sa neanche trovare la strada di casa. E la nostra casa si chiama Costituzione della Repubblica, nelle radici della nostra libertà c'è il futuro della democrazia. Basta applicare la Costituzione, non stravolgerla".
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IL COMMENTO
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