Porto e trasporti

Ormai certo che la delega ai porti resterà in capo alle Infrastrutture di Salvini
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di Elisabetta Biancalani

 

GENOVA - Imbarazza persino parlarne, del nuovo ministero delle politiche del mare, perchè nessuno riesce a credere che quel mare sia lo stesso che si intendeva quando, soprattutto anni fa, il mondo portuale ligure chiedeva un ministero, appunto, che valorizzasse la portualità, che vede nella Liguria il fiore all'occhiello nazionale, con oltre 5 miliardi che ogni anno vanno a rimpolpare le casse dello Stato. 

Le ore trascorse dalla designazione dei ministri non sono bastate per chiarire ufficialmente la natura di questo ministero Politiche del mare, per il curioso abbinamento con il Sud. Ed ecco che nelle dichiarazioni raccolte qua e là, nel mondo marittimo, le domande sono più delle risposte: "Forse intenderanno mare come pesca e turismo" si interroga Giampaolo Botta, direttore generale di Spediporto. "Non è sensato che la delega i porti venga disgiunta dal ministero delle infrastrutture - ragiona a voce alta - visto che i due temi vanno di pari passo". Stesso discorso che fa Andrea Benveduti, assessore regionale allo sviluppo economico: "Speriamo prevalgano il buon senso e l'interesse nazionale e non le strategie di spartizione delle poltrone" è la sintesi del suo pensiero. E infatti ufficiosamente, anzi ormai pare una certezza, le deleghe ai porti resteranno in capo al ministero delle Infrastrutture, quello di Salvini. E la Liguria sembra possa "vantare" anche il ligure Rixi come sottosegretario o vice ministro. Si dice che il ministero del mare non toccherà altri ministeri, ma allora se ci togli i porti, la pesca e il turismo, che cosa resta? Vedremo.

 

 

Insomma, avrebbe avuto senso, pensano in molti, se il ministero del mare fosse stato ancorato a quello delle infrastrutture, sotto l'ombrello di Salvini, a questo punto. Del resto sarebbe stato strano che la delega ai porti fosse stata data al ministero delle politiche del mare e del Sud, sarebbe un duro colpo per chi sostiene (a ragione) che porti e infrastrutture viaggino sullo stesso binario. E come sarebbe possibile diversamente, considerando che le merci, una volta sbarcate dal mare alla terra, devono salire su un camion o su un treno e andare verso il Nord, Italia ed Europa. Avrebbe senso dover dialogare con un ministero per le opere portuali (Musumeci) e con un altro per le opere infrastrutturali (Salvini) ad esempio per il terzo valico? No. Già i tempi di risposta della politica sono lunghi, ci mancherebbe immaginare risposte sdoppiate. 

Del resto, come ricorda Botta, la prima richiesta se avesse di fronte il ministro... quale? Diciamo Salvini, sarebbe "meno burocrazia, il commissario per la zona logistica semplificata e le opere". 

 

Insomma, alla fine, dopo anni di richieste, il Governo pare abbia scritto questa parola, mare, in un ministero, ma legandola al Sud. Ora non possiamo che attendere chiarimenti, per sciogliere il dubbio su che cosa si intenda per mare. Perchè così, abbinato al Sud, sembra come mangiare un panino con pesto e marmellata. indigesto. Se invece mare vuol dire turismo e pesca allora è un altro discorso, ma nessuno dica allora che è nato per sostenere l'importanza della portualità.