GENOVA - "Nel 2019 volevamo ridurre le asl da cinque a tre e i distretti da diciannove a nove per risparmiare tra i 60 e i 72 milioni di euro, come dimostrato da uno studio della Bocconi fatto sulla nostra proposta. Pensate cosa vorrebbe dire con 52 milioni di passivo". È questa la proposta di Linea Condivisa, che giovedì 11 maggio, alle 17.30 presso il Bi.Bi. Service in via XX Settembre terrà un dibattito per ragionare e lanciare proposte sul piano socio-sanitario, un dibattito pensato per le forze progressiste ma non solo, con lo sguardo alle Regionali del 2025. "Manca un'idea di come recuperare le carenze della sanità ligure a partire dalle liste d'attesa e manca un ragionamento sulla sanità territoriale - attacca il capogruppo in Consiglio Regionale e vicepresidente della commissione II Sanità Gianni Pastorino -. Bisogna capire come gestire le risorse: ci sono cinque Asl, due direzioni sanitarie (Galliera e San Martino), una Struttura di Missione e Alisa (che secondo Pastorino andrebbe chiusa, ndr). Abbiamo un'Asl ogni 300mila persone, le altre regioni ogni 530mila. Servono strutture più svelte, senza togliere servizi".
Uno dei problemi principali riguarda i sistemi informatici: da un'Asl all'altra non c'è comunicazione, "siamo all'età della pietra" punge Pastorino, secondo cui "serve dialogo tra i sistemi. Si parla tanto di telemedicina ma bisogna porre fine ai contrasti tra strutture". Sotto la lente d'ingrandimento di Linea Condivisa c'è anche la questione della sanità nelle aree interne: nel 2021 la spesa regionale per medicina di famiglia, guardia medica, pediatri di libera scelta e 118 è stata il 4,6% del totale. "Va aumentata almeno fino al 7%" spiega Marco Polese, medico di famiglia, perché "è una quota molto bassa per la rete di cui stiamo parlando, che è stata additata come un problema soprattutto durante la pandemia. Alcuni finanziamenti per la medicina generale sono fermi al 2007 ma soprattutto in una regione anziana come la Liguria servono investimenti, la domiciliarità non esiste più". Le carenze del sistema sono particolarmente evidenti quando, di fronte a situazioni urgenti, i medici sono costretti a mandare i pazienti al pronto soccorso per avere risultati immediati. "Il 118 dovrebbe occuparsi solo di emergenze o patologie tempo-dipendenti – spiega il medico del 118 Martina Brasesco - ma a volte siamo costretti a fare altro. C’è anche un problema di informazione nella popolazione, che chiama il 118 per qualsiasi cosa. Serve un sistema con risposte più veloci per ridurre il carico di lavoro al nostro personale, che è in burnout. Ci siamo ritrovati a dover fare tac per diagnosi tumorali in pronto soccorso: è imbarazzante, disastroso".
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"Hanno tutti ragione - spiega Polese -. Se ho bisogno di risposte immediate spesso non trovo la modalità per averle. So che sono accessi impropri ma se non mandiamo i pazienti al pronto soccorso le risposte non ci sono. Il privato non aiuta perché dà un contributo specialistico e spesso ha comunque tempi d'attesa molto lunghi per cose come la mappatura dei nei, che spesso non si riesce a fare, le prenotazioni con le tempistiche normali non esistono nella struttura pubblica. Oppure le colonscopie: tecnicamente è molto complessa da fare ma è uno screening importantissimo. Ho avuto problemi per pazienti che avevano familiarità con questa patologia perché non sono riuscito a fargli avere gli screening in tempi brevi". Per questo secondo Pastorino "il privato serve ma dovrebbe essere il pubblico a dire di cosa c'è bisogno, non solo quello che serve al privato per far soldi. Anche esami di una certa urgenza sulla diagnostica tumorale hanno ritardi, che vogliono dire una prognosi più grave. Molti devono andare in pronto soccorso per avere una tac immediata".
IL COMMENTO
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