GENOVA - "In Liguria ci sono 35 medici che si occupano di cure palliative ma ne servirebbero altrettanti per coprire un bisogno che è stimato in circa ventimila persone ma noi riusciamo a raggiungerne solo il 30/40%, la buona notizia è che al primo anno della nuovissima scuola di specializzazione in medicina e cure palliative a Genova si sono iscritti tre specializzandi". Così Flavio Fusco direttore S.C. cure palliative area metropolitana Asl 3 genovese a Primocanale in occasione della giornata del sollievo che si celebra domenica 28 maggio.
Una giornata, istituita il 24 maggio del 2001 su proposta del ministro Umberto Veronesi, promossa dalla Fondazione nazionale Gigi Ghirotti onlus, dal ministero della Salute e dalla Conferenza delle Regioni e delle Provincie Autonome con l'obiettivo che nessuno sia lasciato solo nel tunnel della malattia e di non soffrire inutilmente.
"Si parla ancora troppo poco di cure palliative - sottolinea il dottor Fusco - è un argomento poco attrattivo perché scontano il peso di una dizione antica, vecchia che le relega al fine vita, alla morte che fa evidentemente paura e rappresenta ancora un po' un tabù nella nostra società".
"Sollievo non significa solo attenuare un dolore fisico nell'imminenza della morte, ma sostanzialmente assicurare un sostegno emotivo e relazionale, umano, affettivo a 360 gradi, al malato, alla sua famiglia, quando questi affrontano un percorso di una malattia cronica evolutiva spesso grave".
Il bisogno di cure palliative in Italia è stimato per oltre mezzo milione di persone ma ad oggi solo un terzo riesce ad accedere ai servizi sparsi per tutta l'Italia e quindi bisogna colmare un gap molto importante. A questo proposito il ministro della salute Orazio Schillaci ha chiesto alle Regioni e alle Province autonome di presentare, entro il 30 gennaio di ogni anno, un piano di potenziamento delle cure palliative, per raggiungere, entro l'anno 2028, il 90% della popolazione interessata e Agenas ha già avviato il monitoraggio dell’attuazione del piano.
L’Italia con la legge 38 del 2010 è stata tra le prime nazioni in Europa a dotarsi di una legge innovativa per garantire un’assistenza qualificata e ad umanizzare la cura in ambito palliativo e della terapia del dolore.
"Io credo che la legge 38 del 2010 che ha affermato il diritto del cittadino ad avere assicurato terapia del dolore e cure palliative sia stata una conquista civile importantissima - spiega Fusco - ma deve essere alimentata da sforzi, risorse, perché il bisogno di cure palliative oggi in Italia è stimato per oltre mezzo milione di persone ma solo un terzo riesce ad accedere ai servizi".
"A oltre 10 anni dalla legge tanto è stato fatto per l’attuazione delle reti di cure palliative e di terapia del dolore per l’adulto e in ambito pediatrico, ma è necessario continuare a lavorare per garantire un accesso alle cure equo e uniforme sul territorio nazionale - ha dichiarato il ministro della salute Orazio Schillaci durante la presentazione della XXII giornata - questo significa consolidare le cure palliative domiciliari e le cure palliative residenziali, garantire cure palliative in sede ospedaliera e consolidare e sviluppare i centri specialistici".
Rimangono però ancora delle criticità in particolare la possibilità di assicurare in tutte le zone un accesso uniforme alle terapie del dolore: secondo il rapporto 'Time for better at the end of life' che ha fotografato la situazione in molti paesi aderenti all’Ocse, l’accesso a tempestivo ad adeguate cure di fine vita per alleviare i sintomi delle persone in fase terminale è inferiore al 40%, percentuale che in Italia scende intorno al 35%, anche se il nostro Paese ha recentemente implementato un modello di identificazione precoce dei pazienti con bisogni di cure palliative attraverso l'integrazione tra cure primarie e cure palliative domiciliari.
IL COMMENTO
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