GENOVA - "Non esiste un sistema dove c’è soltanto il pubblico ma in questi anni il privato non è stato sussidiario nei confronti del pubblico lo ha sostituito e lo ha progressivamente ucciso. Per abbattere le liste d'attesa bisogna convincere medici e infermieri a restare o a venire a lavorare pagandoli di più e aiutando gli infermieri, almeno in tre Asl su cinque con affitti calmierati ma anche un nuovo patto con i medici di medicina generale e un cambio di utilizzo delle case di comunità che non possono essere considerate come reception degli ospedali". E' questa in sintesi l'idea di sanità che Andrea Orlando candidato del centrosinistra alle prossime elezioni regionali del 27 e 28 ottobre prossimi emersa dal format 'Terrazza incontra' moderato dal presidente di Terrazza Colombo Maurizio Rossi.
Liste d'attesa e privato
"Non è che io non voglia il privato convenzionato, ma se prima non riorganizziamo il pubblico, il privato drena le risorse e sfascia la sanità pubblica: è successo l’anno scorso che sotto manovra di bilancio si è incominciato a discutere dei coefficienti per andare in pensione nell’ambito della sanità pubblica contemporaneamente il privato offriva degli ingaggi molto convenienti e tantissime persone sono andate in pensione. Ecco io non voglio perseguitare il privato ma voglio che prima di tutto il pubblico funzioni se vogliamo una sanità universalistica, se poi vogliamo una sanità nella quale si usa la carta di credito allora ce la possiamo tenere così com’è. L’assessore Gratarola mi ha detto che non è vero che in Liguria si usa la carta di credito perché il privato convenzionato non chiede risorse, sì però quando ti rivolgi al pubblico e poi ti rivolgi al privato e la prima visita che ti danno è una visita a un anno se puoi aspettare aspetti ma altrimenti poi vai dal privato e se non hai le risorse per andare dal privato semplicemente non ti curi. Non sono solo i casi estremi faccio questo esempio: qualche giorno fa ho incontrato un mio amico che ha avuto un bambino e aveva una da fare un’analisi allergologica e gli hanno dato l’appuntamento a un anno per un bambino di pochi mesi ora con l’apprensione che c’è sui bambini in questo momento ora uno può aspettare un anno prima di sapere se il suo bambino sta bene o non sta bene? Andrà dal privato a pagamento".
Più soldi a medici e affitti calmierati per infermieri
"Quello che dobbiamo provare a fare è avvicinare gli organici reali agli organici previsti dalla legge quindi provare a potenziare nel corso dei prossimi mesi la capacità di risposta del pubblico e in questo senso è importante lavorare sul tema degli incentivi, dei progetti ma è anche molto importante per esempio lavorare sul tema della casa in almeno due o tre Asl gli infermieri non vengono perché nel momento in cui vengono se trovano una casa l’affitto gli mangia metà del salario e talvolta anche di più. Io ho fatto una cosa quando ero ministro della giustizia: ho fatto delle convenzioni con l'Ance e anche con i proprietari di case per fare in modo tale di avere degli affitti calmierati. Noi dobbiamo nei prossimi mesi impegnarci prevalentemente per fare in modo che ci sia un recupero di capacità del pubblico, del resto ho visto che Bucci vuole far lavorare le macchine 18 ore ma per farle lavorare 18 ore ci vogliono le persone, se tu hai metà degli organici è molto difficile che vadano da sole almeno che non ci sia diciamo una nuova generazione di tecnologie che ancora non è realtà".
Medici di famiglia
"C'è il tema di rivedere il rapporto tra medici di base e struttura della sanità. Loro sono spesso gravati da incombenze burocratiche, dobbiamo far sì che recuperino il loro ruolo".
Case di comunità non siano reception degli ospedali
"Molte delle persone che vanno spesso a rivolgersi alla sanità hanno dei problemi di carattere sociale addirittura di carattere psicologico e nessuno è in grado di intercettare prima che vadano a un pronto soccorso o vadano a chiedere di farsi ricoverare o a farsi prescrivere dei farmaci ecco su questo bisogna intervenire e dobbiamo correre perché attualmente le case di comunità sono state utilizzate come una sorta di reception degli ospedali, io ho visto nella mia città la casa di comunità è stata pensata a 150 metri dall’ospedale ma non era questo lo spirito.
Cure fuori regione
"Sono 90.000 ogni anno i liguri che vanno fuori regione a curarsi, è la regione del Nord che ha il numero più alto da questo punto di vista, e sono dei costi: uno prende il biglietto del treno se ne va a Milano, se ne va a Torino, se ne va a Bologna, dalle mie parti se ne va a Firenze o a Pisa, e sono soldi e per un pensionato prendere un treno e andarsene via una giornata sono spese che gravano su pensioni che nel frattempo hanno perso la loro capacità d’acquisto e su stipendi che spesso sono medio bassi perché abbiamo i salari al palo da moltissimo tempo ecco non vedere tutto questo non è se si è occupati di tutto questo secondo me è la cosa più grave che è venuta nel corso di questi anni".
IL COMMENTO
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