I numeri delle prestazioni sanitarie erogate in Liguria nel 2022 dal settore pubblico per combattere le lunghe liste d'attesa, a cui si aggiungono quelle che erogherà la sanità privata grazie ai fondi destinati da Alisa con uno speciale bando, dovrebbero presto portare Regione Liguria a coprire il fabbisogno e le richieste dei cittadini. Le prestazioni sono state 500mila in più rispetto al 2021 (escluse quelle degli esami di laboratorio), con un investimento maggiorato di 25 milioni di euro. Si concretizza dunque in questo inizio 2023 il supporto della sanità privata: del bando Alisa di 8,9 milioni di euro, verranno effettuate nei prossimi mesi già prestazioni per oltre 6 milioni di euro.
"Ieri abbiamo fatto punto con il ministero della Salute. Dai dati liguri emerge che il sistema pubblico ha dato una grande risposta. Per le principali prestazioni - quello del piano delle liste d'attesa ministeriali - nel corso del 2022 abbiamo garantito una offerta superiore al 2021 per oltre 140mila prestazioni, se vogliamo trasformarlo in denaro è pari a 7 milioni di euro di prestazioni", spiega Filippo Ansaldi, direttore generale di Alisa, snocciolando i dati che riguardano esclusivamente quelle prestazioni che sono state inserite nel piano di monitoraggio ministeriale: non sono tutte, ma sono quelle che fanno parte della lista prevista dallo stesso ministero.
Più consistente è invece il dato globale, che riguarda tutte le prestazioni effettuate in Liguria nel 2022 rispetto al 2021 a sola esclusione degli esami di laboratorio:
"Se consideriamo i dati complessivi abbiamo fatto qualcosa come 25 milioni di euro in più di prestazioni pari a 500mila prestazioni. In questo contesto l'apporto del privato al fine di garantire una offerta completa si sta concretizzando. Lunedì abbiamo firmato una delibera con Alisa per cui erano stati messi a bando 8,9 milioni, e sono stati aggiudicati almeno 6 milioni di euro di prestazioni che saranno garantiti nei prossimi mesi. Dovremmo riuscire a coprire interamente il fabbisogno, per esempio nella diagnostica "pesante" (tac, risonanze, ecografie e così via) che era un tasto dolente", dice Ansaldi.
I risultati sono sempre condizionati dalla carenza di personale, come ricorda Ansaldi: "Resta il fatto che la carenza di professionisti che l'Italia e la Liguria lamenta non ci permette di coprire alcuni ambiti: le prime visite gastroenterologiche le mettiamo a bando ma è difficile ottenere una risposta ottimale. Ci stiamo lavorando".
Ci sono poi le rinunce; per alcune prestazioni, informa il direttore di Alisa, come per esempio le prestazioni con la priorità più lontane nel tempo, in alcuni ambiti si è osservata una percentuale di pazienti che non si presentano che arrivano al 20 per cento. "Ricordiamoci che quegli esami servono a fare una diagnosi, cerchiamo di avere un comportamento eticamente il più corretto possibile", esorta Ansaldi.
COVID E INFLUENZA - Nel frattempo la situazione dei virus in Liguria sta cambiando negli ultimi giorni: "Dopo un picco epidemico importante per il covid, caratterizzato da una ascesa a novembre e un picco a dicembre, e ancora con un dicembre in cui influenza e sindromi influenzali hanno registrato il picco più alto mai raggiunto da quando esiste il sistema di sorveglianza, oggi assistiamo a un calo. Sono un quarto i ricoverati per covid rispetto al momento del picco e anche la curva dell'influenza mostra di aver raggiunto il plateau e di scendere. Il quadro è in remissione dopo il picco dei primi giorni delle vacanze natalizie", commenta Filippo Ansaldi.
VIRUS SINCIZIALE - "La stagione è poi caratterizzata da una curva dell'influenza anticipata rispetto al passato, normalmente il picco dell'influenza è infatti a febbraio. Ma restano importanti anche altri virus respiratori: quello respiratorio sinciziale che ha avuto un picco in tutta Europa a dicembre e sta continuando a circolare e potrebbe diventare importante. Ricordiamo che oltre ai bambini fino a due anni di età l'RSV colpisce anche nell'anziano e mostra complicanze.
L'incidenza di queste sindromi influenzali resta però elevata e tenderà lentamente a scendere, per il covid siamo invece in endemia, l'ultima fase della pandemia. Ci aspettiamo piccole ondate epidemiche che caratterizzeranno i prossimi anni".
VACCINAZIONI - Intanto da inizio anno le vaccinazioni sono ritornate a salire. "Purtroppo c'è un effetto pendolo, aumenta l'incidenza della malattia e la popolazione diventa più sensibile e si vaccina. Il comportamento dovrebbe essere quello di vaccinarsi comunque. Abbiamo la possibilità della doppia vaccinazione, covid e influenza, e soprattutto gli over 60 ha senso che la facciano".
Ha senso vaccinarsi? "Il vaccino protegge a partire da una settimana - dieci giorni dopo la vaccinazione. Il momento giusto per vaccinarsi sarebbe stato novembre, siccome ci aspettiamo una coda lunga vaccinarsi oggi vuol dire per l'influenza evitare i casi della coda del picco epidemico. Per il covid chi si vaccina ha una copertura ottimale per i primi 3-4 mesi quindi tutte le possibili ondate che avremo in periodo primaverile sarebbero in questo modo prevenute", spiega ancora Ansaldi.
Che tiene a precisare: "Ricordo che la vaccinazione attualmente non è con vaccini 'vecchi'. Stiamo utilizzando i vaccini raccomandati dal ministero: danno il massimo della protezione contro i ceppi circolanti".
IL COMMENTO
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