GENOVA - È ancora allarme tra i sanitari per quella che ormai è un'emergenza nazionale. La violenza su medici e infermieri non ha mai smesso di crescere tra le mura degli ospedali italiani, dove quasi ogni giorni un sanitario viene aggredito, non importa se fisicamente o verbalmente. A Genova solo ieri l'ultima di una lunga lista quando un paziente di cinquant'anni ha violentemente colpito una infermiera del reparto di diabetologia del palazzo della Salute della Fiumara.
Genova, infermiera aggredita da paziente alla Fiumara - LA NOTIZIA
"Violenza vile e ingiustificata", ha detto ai microfoni di Primocanale Carmelo Gagliano, presidente dell'ordine delle professioni infermieristiche di Genova. "È l'ennesima aggressione a personale sanitario che, contrariamente allo stereotipo delle aggressioni nei pronto soccorso, è accaduto in un ambiente assolutamente inaspettato, accogliente, dove tutto procede in maniera regolare. Questo è un chiaro sintomo dell'emergenza che è diventata la violenza nei confronti di medici e infermieri".
Gli infermieri sono i professionisti della sanità in assoluto più colpiti dagli atti di violenza sugli operatori sanitari. L'89% è stato vittima di violenza sul lavoro e nel 58% dei casi si è trattato di violenza fisica: hanno subito violenza in generale sul posto di lavoro circa 180mila infermieri e per oltre 100mila si è trattato di un'aggressione fisica.
"D'altra parte, sarebbe necessario l'aumento di dotazione del personale nei servizi ma soprattutto vogliamo chiedere al governo il coraggio di riconoscere, per tutti i sanitari, lo status di pubblico ufficiale, così da inasprire le pene e creare un deterrente"
"Chiediamo alle Istituzioni di intervenire in maniera importante, dando un segnale di reazione per stroncare questo fenomeno. Purtroppo, a Genova, negli ultimi sei mesi abbiamo avuto tante, troppe aggressioni: soprattutto di tipo fisico, che hanno anche determinato lesioni invalidanti a questi colleghi che, oltre a dover ricorrere a cure mediche, ora si trovano in crisi nel continuare la loro attività lavorativa per la sindrome da stress post traumatico".
IL COMMENTO
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