Sanità

Le richieste quasi tutte in carico a studi privati che iniziano ad avere la lista d'attesa per la carenza di organico nel pubblico. Ecco perché si spera nell'istituzione dello psicologo a scuola e in università, realmente a disposizione dei ragazzi
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di Silvia Isola

GENOVA - Il malessere psicologico in Liguria soprattutto si è decisamente aggravato e non si può più ricercare le cause soltanto nella pandemia. Il quadro emerge chiaramente dai dati del report annuale condotto dall’Ordine degli Psicologi della Liguria, che si uniscono nel richiedere più investimenti da parte del Sistema sanitario, poiché l'organico è ancora notevolmente carente e ogni euro investito nella prevenzione psicologica consentirebbe un risparmio più che doppio in termini di spesa pubblica. Ecco perché la richiesta, presentata dalla Rete Studenti Medi e dall'Unione degli universitari, di un terapista sempre presente a scuola, viene sposata dall'ordine che ammette che all'aumento dei pazienti si fa fronte spesso privatamente, perché a livello pubblico sono pochi i professionisti a disposizione: in Liguria circa 200, su 2800 iscritti all'ordine. 

"In Liguria abbiamo registrato un aumento del 40% di pazienti dalla pandemia ad oggi, tanto che in alcuni studi privati - oltre che nella sanità pubblica - si sono attivate le liste d'attesa"

A fare il punto è Mara Donatella Fiaschi, presidente dell’Ordine degli Psicologi della Liguria, che sottolinea come due persone su tre ìdi un campione di circa 1200 persone abbiano dichiarato di soffrire di una sintomatologia depressiva ed ansiosa in forma lieve e moderata. 

"L’aggravarsi delle condizioni di salute psicologica della popolazione ligure che emergono dalla nostra indagine sono confermate anche dai report che il Sistema informativo per la salute mentale (Sism) conduce fin dal 2015 evidenziando, quindi, un trend risalente a ben prima della pandemia" aggiunge Cinzia Modafferi, psicologa psicoterapeuta, componente della redazione interna dell’Ordine e curatrice del report. "Estendendo l’analisi a livello nazionale, studi recenti ci dicono che solo il 18% della popolazione italiana riferisce di uno stato di benessere mentale, e che la percentuale si abbassa addirittura all’8% se parliamo dei giovani".

Giovani che nel 28% dei casi ha sperimentato una qualche forma di disturbo alimentare, il 14,5% dice di aver compiuto atti autolesionistici, come per esempio farsi dei tagli sulle braccia, il 10,3% ha fatto esperienza di sostanze psicotrope, il 12 ha abusato di alcool. Secondo il sottocampione di intervistati liguri con figli minorenni, le principali cause di disagio sono appunto da ricercarsi nei problemi di socializzazione per il 40% dei ragazzi, cui seguono le difficoltà di attenzione e concentrazione dovute per lo più all’utilizzo di dispositivi elettronici e, ancora, l’esposizione a situazione stressanti o traumatiche, sintomi psicologici e psicosomatici. Malgrado, poi, si stimi che a livello nazionale il 20% circa dei giovani soffra di un disturbo mentale, secondo l’Eurostat ad essi sono riservati appena 9 posti alle cure psichiatriche ogni 100mila abitanti. E spesso in questi casi gli adulti criticano le nuove generazioni, accusandoli di non riuscire a superare i problemi come fatto in passato. Cinzia Modafferi, però, tiene a porre l'accento sul momento ricco di incertezze che stiamo vivendo, anche dal punto di vista occupazionale, oltre che ambientale ed economico. 

"Adolescenti e giovani adulti all'università sono stati in didattica a distanza fino a metà del 2022. Questo significa che l'impatto delle restrizioni della pandemia è stato molto più pesante per loro, oltre al fatto che stiamo vivendo in un'emergenza senza fine: dalla crisi energetica alle crisi climatiche ed economiche, la percezione per tutti è di un futuro poco roseo"

Quello che i ragazzi chiedono è quindi di essere ascoltati, in un mondo ricco di stimoli continui che arrivano dai social network e dal confronto costante con le vite degli altri che fanno aumentare la percezione della pressione della società con le sue aspettative. Ma non sono soltanto i giovani a richiedere attenzione: in Liguria due adulti su tre presentano una sintomatologia depressiva ed ansiosa, con tassi di incidenza più alti della media nazionale secondo quanto riportato dallo stesso Sism, e un aumento della spesa lorda in antidepressivi di circa 1,6 milioni di euro dal 2017 al 2021. Inoltre chi si rivolge alle cure primarie, nell’80% dei casi, riceve solo una prescrizione di farmaci senza alcun tipo di intervento psicologico, mentre nel lungo periodo la psicoterapia sarebbe lo strumento più efficace ad evitare ricadute depressive.

Nell'ambito dell'adattamento, una persona su tre ha vissuto negli ultimi anni almeno uno stress acuto, come la morte di una persona cara, e diversi tipi di stress cronico. I dati evidenziano che l'intensità dei sintomi nelle persone che non riescono a trovare risposte adattive a livello emotivo o comportamentale sono in relazione con la sintomatologia ansiosa e la depressione e hanno un impatto sul benessere in generale.

Risulta, inoltre, che due persone su tre tra quante hanno partecipato al sondaggio degli psicologi liguri si sono rivolte ad uno specialista, e che una su tre vi si rivolgerebbe in caso di bisogno: un dato, questo, che evidenzia l’importanza della professione psicologica e psicoterapeutica non solo nella cura, ma anche, con finalità preventive, all’interno delle scuole, sui luoghi di lavoro, nelle strutture per anziani e nell’assistenza domiciliare, oltre che a supporto dei medici di medicina generale e dei pediatri. A questo proposito, il 96% dei cittadini ritiene fondamentale che l’assistenza psicologica possa essere assicurata dal Servizio sanitario nazionale che, tuttavia, ad oggi riesce a soddisfare appena il 20% del fabbisogno.

La ragione di un servizio così insufficiente risiede in una drammatica carenza a livello di organiconei servizi psichiatrici appena il 7% degli operatori sono psicologi psicoterapeuti, e solo il 6% degli interventi erogati è di tipo psicologico-psicoterapico. Secondo l’Istituto superiore di sanità oggi, in Italia, sono presenti appena 2,28 psicologi ogni 100mila abitanti nei consultori e 2,2 ogni 100mila nelle strutture ospedaliere quando, ancora prima del Covid-19, il Centro per la ricerca economica applicata in sanità (Crea), aveva stimato necessaria la presenza di uno psicologo ogni 1.500 abitanti. Numeri che appaiono dunque ben lontani dall’obiettivo “Healt for All” perseguito dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), a maggior ragione in considerazione del fatto che l’aumentato malessere psicologico è ormai da considerarsi strutturale e non più contingente all’emergenza pandemica.

Le conclusioni sono affidate, ancora una volta, alla presidente Fiaschi: "Alla luce di questi dati non possiamo che ribadire, ancora una volta, la necessità di potenziare la presenza della professione psicologica all’interno del Servizio sanitario regionale in tutti i servizi territoriali ed ospedalieri, dai dipartimenti di salute mentale ai consultori familiari, rendendo strutturale la figura dello psicologo scolastico e istituendo quella dello psicologo delle cure primarie nelle case di comunità".