GENOVA - "Hanno cancellato la speranza di milioni di persone, se i disturbi alimentari non verranno inseriti nei Lea (livelli essenziali di assistenza ndr) non ci sono prospettive. Provo tanta rabbia e tristezza e come me tanti altri genitori che hanno perso un figlio in seguito a un disturbo alimentare perché vediamo che queste malattie vengono tra virgolette prese in giro solo ed esclusivamente per fini di consenso". Così a Primocanale Stefano Tavilla papà di Giulia, morta nel 2011 a 17 anni, commentando l'azzeramento del Fondo nazionale per il contrasto dei disturbi della nutrizione e dell'alimentazione (DAN), non rifinanziato in manovra.
Contro questo taglio diverse associazioni hanno organizzato una giornata di mobilitazione e protesta da Nord a Sud per il prossimo 19 gennaio. "Scendiamo in piazza, perché di disturbi alimentari si muore, oggi più di ieri. E se non facciamo nulla, si morirà domani più di oggi. Perché i casi sono triplicati dopo il Covid ma i posti per curarsi sono sempre gli stessi, anzi. Stanno per diminuire".
Il fondo era stato istituito con la legge di bilancio del 30 dicembre 2021, in attesa dell’aggiornamento dei Lea, e finanziato con 25 milioni in due anni (15 milioni nell’anno 2022 e 10 milioni nel 2023) ma nella legge di bilancio non è più presente. Il fondo per il contrasto dei disturbi dell’alimentazione venne istituito con la legge di bilancio del 2021, dopo la manifestazione organizzata dal Movimento Lilla l’8 ottobre del 2021. La richiesta del Movimento Lilla era un’altra, quella di scorporare i DAN dalle malattie psichiatriche nei Lea e di assegnargli congiuntamente un budget a se stante, per permettere ad ogni regione di dotarsi dei livelli essenziali di assistenza per queste malattie.
Sono circa 4000 le vittime all'anno per queste malattie quindi vuol dire che ne muoiono circa 10 al giorno.
"Il Fondo per il contrasto dei disturbi dell’alimentazione e della nutrizione non è stato rinnovato nell’ultima legge di bilancio significa - spiega Tavilla - che all’interno del sistema sanitario nazionale ci saranno sempre meno posti per la cura, sempre meno professionisti sanitari, sempre meno luoghi dedicati alla cura dei disturbi alimentari. Il Fondo doveva essere un cerotto per arginare l’epidemia in atto, un ponte che doveva traghettarci verso la vera soluzione, ovvero il riconoscimento dei DAN come malattie degne di percorsi di cura dedicati e autonomi. Questo non perché i DAN non siano malattie psichiatriche. Lo sono. Ma sono malattie che, per la loro natura peculiare, non si possono curare in un reparto di psichiatria o in una clinica psichiatrica ma necessitano di reparti e strutture apposite".
Tavilla dalla morte della figlia si è dedicato a far conoscere di più e meglio i disturbi alimentari, aiutare le famiglie che affrontano queste problematiche e favorire i contatti fra associazioni attraverso l'associazione che ha creato 'Mi nutro di vita' e la Fondazione Fiocchetto Lilla. Al suo impegno si deve l’istituzione della giornata del "Fiocchetto lilla" per i disturbi alimentari, il 15 marzo 2018. Nel 2021 è stato nominato cavaliere al merito della Repubblica dal presidente Sergio Mattarella "per il suo impegno nella divulgazione e informazione sul tema dei disturbi del comportamento alimentare".
"Quello che succederà nel breve - spiega Tavilla - sarà l’interruzione del rapporto terapeutico che è fondamentale perché va creata fiducia tra malato e terapeuta e la continuità terapeutica è fondamentale di conseguenza aumenteranno ancora di più le liste d’attesa, aumenterà quella rotazione veloce nei centri per cui la cura diciamo sarà tarata verso il basso ovvero il raggiungimento della guarigione non sarà più attraverso un percorso lungo e lineare ma attraverso degli obiettivi più brevi come per esempio il raggiungimento di un certo peso".
Tavilla porta poi un esempio concreto di quello che accade già ora sul territorio: "Il centro di Sestri Levante che cura circa 120 utenti ha solo due psicologhe di ruolo e queste hanno un contratto a tempo determinato che veniva pagato appunto dal fondo ministeriale, nello stesso centro per le due terapeute, che devono fare le attività alternative con i ragazzi, siamo dovuti intervenire noi come fondazione e fare una cooperazione con l’Asl perché l’Asl non intendeva spendere soldi per continuare questo progetto che è per noi fondamentale".
IL COMMENTO
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