Sanità

A Genova solo due anni poi anche se il costo della vita è alto tornato a Lugano con moglie e figlia
4 minuti e 45 secondi di lettura
di Tiziana Oberti

"A Lugano guadagno tre volte quello che guadagnavo a Genova anche se mi trovavo bene nelle strutture dove lavoravo, il costo della vita è molto elevato ma per mentalità, modo di vivere e sicurezza abbiamo deciso con mia moglie di tornare in Svizzera e non tornerò a lavorare in Italia". Mario Mura, 52 anni, così sintetizza a Primocanale la sua storia che l'ha visto fare l'infermiere in Svizzera prima da frontaliero, poi da residente, una parentesi di due anni a Genova in concomitanza con l'arrivo di una figlia e poi la decisione di andarsene dall'Italia e tornare a Lugano.

Gli infermieri risultano la categoria della sanità che abbandona maggiormente il pubblico rivolgendosi al privato, emigrando all'estero o, addirittura, lasciando del tutto la professione. Negli ultimi quattro anni in Italia se ne sono dimessi 23mila. Per molti andare all’estero sembra essere l’unico modo per svolgere dignitosamente la propria professione e mantenere un equilibrio tra vita privata e lavoro.

Si guadagna di più ma il costo della vita è più elevato

"L'infermiere in Svizzera lavora meglio ma non è solo una questione economica - ci tiene a sottolineare subito Mura - anche se certo qui si guadagna decisamente di più ma il costo della vita è elevato e buona parte dello stipendio se ne va per spese e servizi. Se in Italia un infermiere guadagna dai 1800 ai 2000 euro circa qui si arriva a guadagnare anche sui seimila euro ma per esempio io pago 2300 euro di affitto, per un appartamento di 80mq in una palazzina con giardinetto e due camere e il posto auto, in un paese vicino Lugano perché lì i prezzi sono inavvicinabili, a questo si devono aggiungere le utenze ma anche e soprattutto la cassa malati che qui è obbligatoria.

Qui si lavora cinque giorni e poi uno o due di riposo con due week end a casa e due lavorativi, dieci riposi al mese cosa che in Italia non esiste. C'è molta più meritocrazia e attenzione al lavoratore per esempio ogni gennaio per chi lavora nel settore sanitario c'è un aumento di 190 euro al mese più quest'anno uno 0.5 per aumento costo vita e il tutto è deciso senza proteste o scioperi ma automaticamente".

Sanità tra le più costose al mondo

"La Svizzera ha uno dei sistemi sanitari più costosi al mondo che si basa sulle assicurazioni: c'è una polizza di base che copre, per esempio, il ricovero obbligatorio e poi le complementari con termini diversi che possono variare e che sono sottoscritte da circa il 95% delle persone integralmente pagate dai cittadini - spiega - tipo camera singola, prestazioni a domicilio, ostetricapost partum, ma anche il costo dell'ambulanza che qui si paga circa 900-1000 euro. Se hai patologie degenerative non puoi farti questa complementare, potremmo dire che qui meglio essere sani. Io per me, mia moglie, nostra figlia che ha meno di tre anni, paghiamo ogni mese l'equivalente di 1.100 euro per questa assicurazione complementare. E' un sistema stile americano con ospedali pubblici e privati ma la prima cosa che ti chiedono è la tessera e fatturano alla cassa malati".

Liste d'attesa non esistono

"Le liste d'attesa che in Italia sono un problema serio da anni qui praticamente non esistono - racconta - si fanno solo le prestazioni veramente necessarie e questo perché la cassa malati con l'assicurazione fa molte verifiche per sapere perché è stata fatta quella richiesta piuttosto che un'altra e quindi c'è maggiore appropriatezza e anche cultura sanitaria".

Frontalieri: ogni giorno tre ore di coda

"In Svizzera ci sono ottime università ma molta richiesta di sanitari stranieri qui ci sono tanti portoghesi ma anche bosniaci per esempio chi certamente guadagna a lavorare in Svizzera sono i frontalieri come ho fatto per qualche anno, sono circa 68mila, Como dista da qui una ventina di minuti ma ogni mattina e sera serve circa una ora e mezza di coda".

Dalla Svizzera a Genova e ritorno

"Io ho iniziato a lavorare nella sanità svizzera prima facendo il frontaliere poi trasferendomi, ho lavorato nell'ospedale civico di Lugano ma poi dopo nove anni mi sono licenziato perché il mio fisico non reggeva più i turni di notte: lì si fanno tre notti consecutive poi smonto e riposo e allora ho deciso di andare a lavorare nell'assistenza domiciliare che qui funziona molto bene a Mendrisio, sempre in Canton Ticino.

Dopo cinque anni mi sono licenziato e ci siamo trasferiti a Genova visto che era nata nel frattempo mia figlia e ci volevano avvicinare ai nonni materni. Siamo rimasti a Genova due anni io ho lavorato in una Rsa a Sestri Ponente e poi alla Joy che si è aggiudicata il premio di eccellenza italiana nella categoria Rsa 2023, mi sono trovato bene, ma per mentalità io e mia moglie non riuscivano a riabituarci alla vita qui, probabilmente capita a chi vive tanto all'estero.

A Giugno 2024 siamo tornati in Svizzera per qualità di vita, sicurezza e anche opportunità future per nostra figlia per esempio al nido ora fa già tre lingue. Io ho ripreso a lavorare nell'assistenza domiciliare".

In Italia turni massacranti e troppo stress servono più controlli

"Io non tornerò a fare l'infermiere in Italia perché al sistema mancano troppe cose secondo me - conclude Mura - si dovrebbe snellire di più e fare molti più controlli, i colleghi che conosco sono tutti molto stressati e fanno turni massacranti. Anche a me capitava spesso di dover fare il doppio turno e la qualità della vita ne risente. Di certo a me e a mia moglie, genovese di Crevari, manca il calore della gente, gli amici quei momenti conviviali come l'aperitivo che qui invece non ci sono".

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