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di Giovanni Porcella

GENOVA - A Napoli è finita con due punti persi al novantesimo minuto. Solita storia per il Genoa, appena si alza il cartello dei minuti di recupero i rossoblù prendono gol. Un film già noto e stravisto in un campionato che senza questo incredibile rituale avrebbe potuto essere ancora più importanti di quello che è.

I trenta punti conquistati da Gilardino sarebbero stati sottoscritti da tutti i tifosi a questo punto del torneo. Eppure i rimpianti e nemmeno piccoli, ci sono eccome. Si è cominciato col Toro col gol alla terza giornata beccata poco dopo il novantesimo. Poi la marcia delle beffe è proseguita a Udine con autogol di Matturro a tempo ormai scaduto per il 2-2 finale che lasciò molta delusione. Poi le trasferte di Lecce con tiro deviato da Frendrup alle spalle di Martinez per l’1-0 dei salentini. Poi altre tragiche combinazioni finali subite a Frosinone e a Monza. Senza dimenticare il gol di mano di Pulisic a cui seguì fino al 100esimo minuto un match maledetto per il Grifone. A Bologna pari degli emiliani oltre il 90esimo, poi traversa dì Gudmundsson un minuto dopo.

Insomma una sfilza di risultati praticamente dimezzati dopo i minuti di recupero. Come minimo sette punti lasciati per strada. La sfortuna centra eccome, ma Gilardino dovrà lavorare di nuovo su questa “zona Genoa” che alla fine del campionato peserà sulla classifica. Stanchezza nel finale? Disattenzione dei singoli? Logico farsi delle domande. In un Genoa coraggioso e compatto, queste reti incassate sempre negli attimi conclusivi sono un fastidio e mortificano il lavoro della squadra. Con l’Udinese, visto ciò che è successo in Friuli, servirà esorcizzare quei maledetti minuti di recupero.