La Sampdoria sostiene Akisanmiro, dopo il caso di razzismo che - suo malgrado - lo ha visto coinvolto nella gara che ieri sera i blucerchiati hanno pareggiato a Brescia. "Keep racism out", ovvero teniamo fuori il razzismo, si legge su un post ufficiale del club doriano con tanto di cuore blu e messaggio "con te" con l'immagine del calciatore nigeriano a pugno chiuso.
Un film già visto, quello del Rigamonti, con conseguenze che però - almeno per il momento - hanno finito per colpire solo Akisanmiro e non i tifosi della curva Nord del Brescia, che hanno preso di mira il calciatore doriano nel primo tempo con ululati razzisti e beceri. Il diretto interessato – subito dopo il gol di Coda per il momentaneo vantaggio della squadra di Semplici (il match è poi finito sull'1-1) – ha reagito esultando in modo ironico e un po' provocatorio, battendosi il petto come un gorilla sotto la gradinata occupata dai tifosi di casa. Il giocatore è stato prima ammonito dall'arbitro Massa e poi sostituito da Semplici, perché troppo nervoso. Un peccato per lui e per la Samp, visto che fino a quel momento Akisanmiro era trai migliori in campo dei blucerchiati. Alla fine in buona sostanza hanno “vinto” quei tifosi bresciani – pochi o tanti che fossero, sicuramente rumorosi – che hanno preso di mira il calciatore classe 2004 di proprietà dell'Inter.
Il racconto del procuratore
“Ero allo stadio. Io ci ho anche riso sopra. La sua reazione è stata provocatoria ma bellissima, pur sotto la curva dei tifosi di casa. Preferisco una reazione del genere ad altre che ci sono state in passato. Il razzismo è un tema delicatissimo. Lui l’ha preso col sorriso, questa è la cosa che conta più di tutto” le parole di Crescenzo Cecere – procuratore di Akisanmiro – a Radio Sportiva. “Ci sono stati insulti, alcuni di natura razziale e altri meno, perché era il migliore in campo in quel momento e quindi la tifoseria di casa ha voluto colpire questo ragazzo, un ragazzo giovane. Il calcio purtroppo in alcuni stadi, in alcuni ambienti ci sono queste aggressioni verbali che vanno condannate totalmente. L’arbitro ha deciso di ammonire il ragazzo, l’allenatore ha deciso di toglierlo perché altrimenti a ogni pallone che toccava veniva insultato. E’ stato spiacevole. Stava giocando una grandissima partita. Ha dovuto uscire non per colpa sua ma per colpa di quattro facinorosi, quattro tifosi che hanno ben poca cultura” dice Cecere.
Fiorella: "Scossi e amareggiati"
Sulla vicenda - oggi in Lega a Milano - anche le parole di Raffaele Fiorella, ad della Sampdoria: "Siamo profondamente scossi e amareggiati. La Sampdoria è una società che da sempre si impegna a promuovere valori di rispetto e tolleranza. Non accetteremo mai che un nostro giocatore venga trattato in questo modo. Ebenezer è un ragazzo straordinario e un professionista esemplare, vederlo soffrire ci ha fatto male. La Sampdoria ed il calcio hanno bisogno di professionisti di questo tipo, la sua assenza dal campo ci ha penalizzato". E ancora, Fiorella non ha sconti nei confronti del Brescia: "Rammarica sentire chi a fine partita cerca scuse e giustificazioni che rendono ulteriormente gravi questi comportamenti. Tutti, compresi i nostri avversari sul campo, dovrebbero prendere posizione in merito. La Sampdoria non si fermerà a condannare questi episodi, ma attiverà tutte le iniziative necessarie per combattere il razzismo e per sensibilizzare tifosi e atleti su questa tematica. Nei prossimi giorni presenteremo un piano di azioni concrete per garantire che non scemi l’attenzione di tutti rispetto ad una tematica tanto delicata ed importante".
Bisoli, parole sconcertanti
Il presidente della Lega di B Paolo Bedin – anche in relazione a un caso analogo per il calciatore algerino del Bari Dorval ieri in Reggiana-Bari (dove la gara è stata interrotta per alcuni minuti) – parla di “comportamenti ormai inacettabili” e della necessità di un investimento “sulla cultura del rispetto”. Ad oggi però il Brescia Calcio non ha minimamente stigmatizzato il comportamento di alcuni suoi tifosi, e anzi il tecnico delle rondinelle Pierpaolo Bisoli ieri sera ha persino negato l'evidenza con dichiarazioni sconcertanti (“Non ho sentito niente, quel gesto di Akisanmiro incita alla violenza”) che si qualificano da sole. E a dirla tutta ci sarebbe perfino da discutere di un regolamento miope che impone agli arbitri di ammonire un gesto come quello di Akisanmiro – che in fondo è solo una reazione e una risposta ironica a chi porta negli stadi razzismo e ignoranza (e non sono pochi, purtroppo) – e dunque in buona sostanza di trasformare la vittima perfino in carnefice. Una vicenda che ha probabilmente condizionato anche una partita ancora piuttosto deludente per la Sampdoria, che – viste le tante occasioni sprecate dal Brescia nella ripresa – ha rischiato di perdere e deve ringraziare ancora una volta il suo portiere Ghidotti se ha portato a casa almeno un punto. Ma questa è tutta un'altra storia.
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IL COMMENTO
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