Il Patto di Stabilità blocca i Comuni e fa chiudere le imprese Stiamo vivendo una crisi eccezionale, direi mondiale. Una crisi economico culturale che ci deve chiamare ad un ragionamento che metta in discussione gli attuali modelli. Questo momento di grave recessione deve essere un’occasione di studio di nuovi modelli economico e sociali. Oggi c’è pochissimo lavoro: molte ditte per accaparrarselo, fanno dei ribassi esagerati, sbattendo fuori dal mercato grandissime imprese. Per grandissime non intendo nel numero dei dipendenti, ma imprese che esistono da sempre, passando da padre in figlio, che hanno una professionalità, una capacità, un criterio, tutte qualità che muoiono e che non si ritroveranno mai più, obbligando l’impresa a chiudere i battenti perché i costi di gestione non consentono di competere al ribasso e non possono attendere i tempi di ‘pagamento degli Enti Pubblici. Enti Pubblici a loro volta obbligati a rimandare i pagamenti pur con i soldi in cassa, per rispettare il Patto di Stabilità. Questo sistema lascia in vita imprese che partecipano alle gare pubbliche con fortissimi ribassi utilizzando la formula del subappalto magari strozzando il subappaltatore, risparmiando sulla sicurezza e sui materiali, giocando anche sulle quantità. Tutto questo il più delle volte sfocia in un contenzioso che blocca l’opera, aumentando le spese legali dei Comuni con dei forti danni al bilancio stesso. Infatti si tolgono risorse che potrebbero essere utilizzate per i servizi, in particolare quelli sociali. Pertanto ribadisco con forza che il Patto di Stabilità ha fallito tutti gli obiettivi e va modificato velocemente per consentire ai Comuni virtuosi con i soldi in cassa, di potere utilizzare parte di questi per gli investimenti. Questo vuol dire, in parole semplici: lavoro, occupazione, servizi.
Franco Floris, sindaco di Andora e presidente nazionale commissione finanze locali ANCI
IL COMMENTO
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