Cronaca

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I primi responsabili della disfatta della sanità ligure sono i direttori generali delle Asl e il direttore dell’ospedale San Martino di Genova. E’ ridicolo il tentativo di scaricare su medici e infermieri una colpa che non hanno, costretti a sopportare i tagli insensati fatti dalla politica, dopo anni di sprechi.
Se i pronto soccorsi prima trincea della sanità pubblica sono ridotti in questo stato vuol dire che la filiera della sanità non funzione, non regge più. Giusta la politica di tagliare i piccoli ospedali (in mancanza di soldi) ma folle non sostituire il loro servizio sul territorio con strutture che evitino a San Martino, esempio più clamoroso, di diventare il ricettacolo di ogni malore, dai grandi e gravi alle piccole magagne curabili con un semplice intervento del medico di famiglia o di un bravo farmacista.
Una giornata al pronto soccorso di un grande ospedale, magari di un ospedale vecchio come sono la maggior parte dei nosocomi liguri, è un’esperienza allucinante. Un girone infernale dove medici e infermieri devono gestire malati e parenti, salvare l’infartuato che ha bisogno di immediate terapie e dare ascolto alla signora che ha preso una storta cadendo dai tacchi.
Nel week end, poi, la situazione precipita perché il pronto soccorso diventa il surrogato del medico di famiglia che non c’è. Ci arriva l’influenzato, il ragazzino  con il mal di pancia da sbornia, l’anziano solo,  ma anche il genovese che spera di ottenere, così facendo, quell’esame diagnostico che, passando per il Cupo finisce in una eterna lista d’attesa.
Dunque la responsabilità è tutto politica e organizzativa.