Cronaca

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Gli indagati nell'inchiesta sugli appalti per la costruzione del porto di Imperia avrebbero procurato, "con artifici e raggiri, ingiusti profitti alla società Acquamare srl consistiti nella differenza tra l'ammontare del corrispettivo conseguito dalla committente Porto di Imperia spa, pari al 70% del valore complessivo dell'opera, e i costi effettivamente sostenuti". E' quanto si legge nell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Imperia Ottavio Colamartino.

Secondo il giudice "é stata creata una catena di subappalti fittizi tra società non operative tutte riconducibili a Francesco Bellavista Caltagirone con corrispettivi progressivamente calanti, così da lucrare sulla mera intermediazione, inducendo in errore la Commissione di vigilanza e collaudo".

L'ex direttore generale della Porto Imperia spa, Carlo Conti, a suo tempo ha querelato il presidente della Commissione di vigilanza sui lavori del porto, Roberto Boni, che aveva denunciato alla magistratura le sue perplessità sui conti della Porto Imperia. Boni aveva presentato un esposto in Procura sostenendo che esistevano "incongruenze per oltre 145 milioni di euro tra la stima del progetto, 29 milioni di euro, e i certificati di pagamento per il costo di opere marittime". Per questo esposto il geometra Conti aveva querelato l'ingegner Boni, ma il gip di Imperia ha archiviato la querela sottolineando l'esistenza di una "innegabile discrasia" tra "costi asseritamente sostenuti, e quindi privi di giustificazione, e quelli a suo tempo stimati".