Politica

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Chi ha vinto in Francia? Nessuno.
Partiamo dalla questione più spinosa: il Front national raggiunge il 20%. Trionfo dell’estrema destra, scrivono in queste ore alcuni giornali d’oltralpe. In realtà non è una vittoria: Marine Le Pen raccoglie infatti un voto di protesta, molto più ampio dell’estrema destra. Un voto che, probabilmente, non ha un significato politico “costruttivo”, ma solo “distruttivo”: non a caso la leader del fronte nazionale ha dichiarato in queste ore di voler “fare implodere il sistema”.
Non ha ovviamente vinto Nicolas Sarkozy, né i personalismi machisti cui ci ha abituato in questi cinque anni. I francesi non hanno premiato le sue politiche, ma – è da credere – nemmeno i suoi costumi, la sua antipatia, il suo approccio a tratti arrogante
.

Non ha vinto nemmeno il centrista Bayrou, che non sale oltre il 9%, con un crollo personale rispetto alle elezioni precedenti, quando si attestava al terzo posto, dopo Sarkò e Ségolène Royal.
E anche il comunista Mélenchon non sfonda, arrivando a lambire un 12% che, di fatto, non serve a condizionare in modo decisivo l’esito del secondo turno.
In ultimo, non vince certo François Hollande, strafavorito candidato socialista: il suo distacco dal presidente in carico non dovrebbe superare i due punti. Certo, gira comunque la boa per primo, ma con poco sprint e senza nessuna reale ipoteca sul secondo turno.

Il quadro francese deve far ben riflettere la politica italiana, in vista delle elezioni del 2013. Se, in qualche modo, il sarkozysmo si può paragonare al berlusconismo o al putinismo, Hollande sembra essere uno dei modelli di riferimento di Pierluigi Bersani: questa socialdemocrazia non convince. Se, poi, la “copia” italiana sarà, com’è da immaginare, più sbiadita, il partito democratico non ha di che stare allegro.

Da noi, per contro, non è al momento immaginabile uno zoccolo del 20% ad un partito “antisistema”: la nostra politica vede anche in questo una maggiore frantumazione, ed è ragionevole pensare che i voti della cosidddetta estrema destra possano in realtà andare in buona misura alla Lega Nord (se sopravviverà a sé stessa), ma anche all’Idv e perfino ai grillini.

Il primo turno francese, dunque, non presenta vincitori, mancando una proposta di governo nuova e capace di persuadere i cittadini. L’Italia dovrebbe farne tesoro, per tempo, se tempo ce n’è ancora.
Anche perché il rischio è che da noi non ci sia quel rassicurante salvagente costituito dall’unico vero vincitore del primo turno: il numero di votanti, che sfiora l’80% degli aventi diritto. La democrazia francese è più viva della sua politica, verrebbe da dire.
*Docente di Diritto Costituzionale-Università Bocconi