Politica

1 minuto e 30 secondi di lettura

Una giunta di tecnici, professori e a maggioranza femminile, nella quale i partiti pesano poco, tanto che qualcuno dice: “forse anche troppo poco”. “Dai partiti nessuna imposizione, né le avrei accettate”, puntualizza il nuovo sindaco di Genova presentando la sua squadra. Rigore, serietà e competenza i criteri applicati nella scelta della nuova giunta cittadina, e pazienza se qualche dirigente di partito se la prenderà a male.

Che la giunta Doria segni una svolta nel rapporto tra istituzione comunale e segreterie lo dicono i numeri: solo 4 su 11 gli assessori provenienti dai partiti, con 3 esponenti del Pd e 1 di Sinistra ecologia e libertà. Niente posto in giunta per la Federazione della sinistra, che pure sperava nella riconferma di Carlo Senesi, e neppure per Italia dei valori, che si è vista rispedire indietro la rosa di 6 nomi presentata al sindaco, rifiutando poi di dare altri nomi. Un’esclusione, o forse un modo per il partito di Di Pietro per tenersi le mani libere in attesa di affrontare temi scottanti come gronda, moschea e, soprattutto, Imu.

Proprio sul bilancio, e sull’eventuale aumento dell’Imu, si annuncia lo scontro più rovente, con Italia dei valori che ha già dichiarato battaglia: no a qualunque aumento dell’imposta sulla casa. Marco Doria parla di scelte prese in solitudine, ma i numeri preoccupano le segreterie del centrosinistra: la maggioranza conta 24 consiglieri di maggioranza e 16 di opposizione, ma se Italia dei valori, con i suoi 3 consiglieri, si sfilasse su singoli provvedimenti, la maggioranza potrebbe contare solo su un risicato 21 a 19. Basterebbe un raffreddore tra le fila del centrosinistra per mettere in difficoltà la giunta su questioni fondamentali, e tra bilancio, gronda, Amt e moschea le mine da schivare per il nuovo sindaco si annunciano numerose.