Tutti matti per Giovannino. Capace di dialogare con chiunque, ultra paziente e profondo tessitore. Dicono questo giovani e vecchi democratici genovesi sul conto dell’archeologo Giovanni Lunardon da Savona.
Ma soprattutto rimarcano: è uno capace di stare al suo posto. Ecco, appunto. Forse la frase più giusta per capire quanto durerà quel democratico idillio.
Fin quando, cioè, l’attuale segretario straordinario (in tutti i sensi) comincerà a uscire dal guscio per decidere cosa fare da grande. Nonostante la giovane età, infatti è difficile pensare che Giovannino tenga sempiterna voglia di traccheggiare tra i valori dipietristi e gli impeti anti-Casta del marchese dei Doria oggi sindaco, provando a trovare quadre tanto logoranti quanto improbabili.
“Il suo futuro è Roma” pronosticano da piazza della Vittoria. “Già, ma quello sarebbe il traguardo per chi ha messo assieme un bel po’ di vittorie” risponde acido da Savona, Livio Di Tullio, il suo successore alla guida del Pd ponentino.
Avversario di corrente, l’attuale guida democratica savonese non smette di rimarcare che sotto la sua gestione il partito ha mietuto successi in quantità industriale, differentemente dalle epocali disfatte di Albenga, Vado Ligure e Varazze rimediate sotto la guida di Giovannino.
“Spesso nel Pd fa carriera chi perde” avrebbe confidato Di Tullio agli amici. E così ecco confezionato il pacco bomba dell’estate. Pronto a esplodere in una guerra fratricida, ma sempre democratica, è ovvio.
Sangue politico utile a stabilire chi sarà il parlamentare Pd di Savona chiamato a sostituire Massimo Zunino, giunto con il record di presenze in aula alla conclusione del secondo, sempre silente, mandato.
Da una parte Di Tullio e le sue truppe, dall’altra il possibile ritorno alla base di Lunardon, con l’anima bersaniana e il professor Boffa usato come cavallo di Troia al quale far credere di essere il candidato della corrente: “Disponibile a farlo, ma solo per un giro” dichiara, senza che si capisca se è speranzoso o solo connivente, il consigliere valbormidese.
Nel mezzo, a complicare la vita, c’è pure la nascita delle immancabili associazioni politiche dai titoli originali: “360” è il nome della Cosa nata a Savona in primavera, con tanti ex in campo e un l’obiettivo di prepararsi alla pugna delle primarie.
E poi c’è il sindaco, che sta a guardare sornione con malcelato interesse: Federico Berruti, bocconiano dagli orizzonti fiorentini. Più vicino a Di Tullio, ha allargato lo sguardo salendo in tempi non sospetti sul carro di Matteo Renzi. Non parla volentieri del suo tentativo di avventura fuori dal Comune, il primo cittadino. Ma oggi ribadisce: “Non farò il parlamentare”.
E, ricacciati in fondo, ci sono i problemi della città: lavoro, sviluppo, porto, sanità e ambiente. Per una volta, non solo il paradiso, ma anche l’inferno può attendere. Nonostante guerre e sgambetti, è più facile farsi nominare che affrontare i veri guai.
Politica
Tutti matti per Giovannino
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