Economia

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La centrale del latte genovese chiude e la proposta choc ora è che al posto della stabilimento di Fegino sorga un centro commerciale. Lo annuncia la stessa azienda Lactalis-Parmalat ma la proposta è stata subito bocciata, ieri, dal presidente della Regione, Claudio Burlando. “E’ inaccettabile, non abbiamo bisogno di negozi ma di produzione” fa sapere Burlando, al quale fanno eco gli assessori regionale al Lavoro, Enrico Vesco, e comunale Francesco Oddone.

E intanto l’azienda decide per la cassa integrazione al posto della mobilità dei lavoratori e fa un passo in avanti accettando l’apertura di un tavolo genovese. Mentre la rivolta della città contro la decisione di chiusura è stata dimostrata dal calo delle vendita del 37% del latte della Parmalat, boicottando il marchio Oro.

Di fatto la Parmalat chiude tre stabilimenti (Genova, Como e Pavia), conferma il piano di investimenti triennale per 180 milioni, ed è pronta a mettere in atto, d'intesa con i sindacati, un piano sociale per limitare l'impatto occupazionale. Martedì 25 è in programma un incontro delle parti sociali al ministro del Lavoro, per definire l'attivazione e le modalità della cassa integrazione che potrebbe riguardare 80-85 dipendenti, secondo i sindacati.
 
Da parte dei sindacati, il cui coordinamento proseguirà lunedì il confronto con l'azienda in preparazione del tavolo di martedì, arriva l'altolà a "qualsiasi soluzione che non preveda la ricollocazione di tutti i lavoratori coinvolti" dice Uila. Sul sito di Genova, quello più problematico, Parmalat è disponibile a "favorire forme di utilizzo diverse dall'attuale".