Cronaca

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C'è chi vicino alle colate incandescenti ci ha messo la faccia per anni, chi il sonno lo ha perso per notti intere, a pensare come mantenere la famiglia "visto che forse si chiude", chi semplicemente corre via perchè "devo andare a prendere mio figlio all'asilo" sì, perchè la vita, quella fuori dai cancelli dello stabilimento, continua, "nonostante" l'Ilva.

Centinaia di lavoratori a Genova Cornigliano fanno i turni, in questi giorni, ma non in fabbrica, tra i coils di acciaiaio che arrivano- arrivavano da Taranto, ma in sala mensa, nel "primo presidio permanente da 40 anni" ricordano i sindacati. Ne incontriamo alcuni nell'ufficio dei sindacati (dentro non si può entrare), dove campeggia la foto di Guido Rossa, vittima del terrorismo ma prima di tutto lavoratore dell'Ilva.

Ognuno ha la sua vita da portare avanti "ma come si fa quando non sai se lavorerai e per quanto tempo?" domandano i lavoratori in borghese, le tute lasciate a riposo per poter dare un messaggio forte: occupazione, presidio, giorno e notte. Messaggio forte anche ai genovesi, che nel tempo forse li hanno pure odiati perchè lì l'altoforno sputava fumo nero che uccide e sporca i  panni. Ma è lavoro, è sopravvivenza.

"Ai genovesi diciamo: scendano in piazza con noi, si uniscano alla nostra protesta perchè siamo l'ultimo baluardo industriale della città, noi, Ansaldo, i cantieri, tutti sotto attacco. Noi ci siamo, speriamo che qualcuno ci segua".

Un'altro giorno se ne va, e domani chissà.