Qualche anno fa quando le vacche erano un po’ più grasse di quelle d’oggi, eravamo in tanti ad arricciare il naso per l’investimento annunciato dal presidente Claudio Burlando: impiegare fondi pubblici per il rilancio delle piste da sci liguri, Monesi e Santo Stefano in particolare.
Anche tra gli stessi appassionati c’era diffidenza per un rischio troppo elevato di vedere sciolta la neve in poche ore grazie a quel vento che da sempre taglia la Liguria. E invece con un po’ di inevitabile buona sorte, lontana dalle seggiovie soltanto l’inverno scorso, il governatore pare aver avuto ragione.
Neve in abbondanza e clientela gioiosa. Vedere gli impianti attivi in queste domeniche di metà inverno, scoprire intere famiglie liguri avvicinarsi con soli venti euro di skipass e pochi litri di benzina a uno sport giudicato da portafogli importanti non ha prezzo. Farlo a pochissimi chilometri dalla spiaggia raffigura un paradiso che neppure la stessa Regione riesce a pubblicizzare in modo adeguato.
Se la neve continuerà a non tradirlo e la costanza di potenziare le seggiovie embrionali proseguirà, allora Burlando avrà vinto per davvero anche questa sfida fondamentale pure a salvare alcuni borghi dall’abbandono. E l’onestà impone di dargliene atto, specie oggi dove viene esaltato troppo spesso il lato negativo.
Ma il compagno Claudio innamorato di Marzano, che in campagna elettorale aveva esaltato come non mai il ruolo dei paesi d’entroterra, risulta troppo scafato per pensare che il ruolo dell’interno ligure possa limitarsi ad alcuni skilift, al ritorno all'agricoltura o più recentemente alla ricerca del titanio.
Infatti sotto il medesimo vocabolo finiscono pure Valbormida, Vallescrivia, Valpolcevera, Valtrebbia: terre d’entroterra accomunate da uno straziante taglio dei servizi sanitari con ripetute chiusure o declassamenti dei vecchi ospedali.
Anche questo rappresenta quell’entroterra decantato, alla vigilia del voto, assieme all’assessore alla sanità oggi promosso alla carica di vice presidente al pari di una linea politica quindi pienamente condivisa tra Claudi.
In emergenza aveva bisogno di un uomo di onestà indiscussa, Burlando. E su questo fronte Claudio Montaldo sembra non avere nulla da temere, tutti paiono riconoscergliela senza tentennamenti. Ad ammetterlo ci sono anche i suoi compaesani di Valpolcevera traditi dalle chiusure di Busalla, Rivarolo e dall'impoverimento di Pontedecimo.
Ma rischia di non essere sufficiente.
Già perché adesso seggiovie e onestà all’entroterra ligure non bastano più. Servono servizi, certezze sanitarie magari ridimensionate ma sicure.
Quelle che urgono trecentosessantacinque giorni all’anno. Estate compresa.
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