
Fra le categorie più esposte, troviamo operatori che passano la giornata davanti al piccolo schermo: networker e consulenti, che usano almeno tre dispositivi mobili connessi per lavoro, operatori di call center, ma anche commercialisti, giornalisti, pubblicitari e analisti finanziari.
"Nel complesso - ha spiegato Di Frenna - si tratta di 1.849.732 lavoratori che si dividono fra computer, internet, smartphone e tecnologie mobili touchscreen".
"In Italia ci sono 22 milioni di 'mobile surfer' e 7,3 milioni di 'mobile worker', secondo i dati del Politecnico di Milano e Assinform. Insomma, nonostante la crisi i lavoratori digitali sono forte in aumento. Tra febbraio e maggio scorso Netdipendenza Onlus ha realizzato due ricerche da cui emerge che il tecnostress è un rischio professionale per quasi due milioni di lavoratori, che possono contrarre questa nuova malattia legata al progresso".
I disturbi tipici del tecnostress sono: mal di testa, ipertensione, disturbi agli occhi, alterazione della memoria, ansia, insonnia e disturbi gastrointestinali.
"La conferma che si tratta di una vera emergenza - sottolinea Di Frenna - arriva anche dal giudice Raffaele Guariniello della Procura di Torino, autore della prima sentenza sul tecnostress nel 2007, in seguito a un'inchiesta nei call center".
IL COMMENTO
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