cronaca

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Raccontare e fare informazione sulla crisi del paese e delle persone vivendola in prima persona. I giornalisti liguri e italiani sembrano spesso dei “fantasmi”: cronache sui giornali, nelle radio tivù, sugli strumenti multimediali dedicate alla crisi del paese e dell’Europa, alle storie delle persone in difficoltà. Perché a scriverle e raccontarle sono i "fantasmi", sempre di più giovani (e no) giornalisti free lance, collaboratori, precari privi di tutele e con compensi nel migliore dei casi fermi da anni. Sono sempre di più giornalisti “vecchi”, che ancora hanno un contratto ma sono al centro di processi di ristrutturazione delle aziende in grave crisi economico finanziaria, con licenziamenti, prepensionamenti, contratti di solidarietà, ritardi negli stipendi. Raccontiamo la crisi, le storie degli altri, ma sui media quelle dei giornalisti non ci sono.


E dove ancora resiste il sistema degli ammortizzatori sociali garantiti dal nostro istituto di previdenza (Inpgi) la situazione (oltre 60 milioni di costo sociale) è sempre più pesante e a rischio mentre per i settori come la radiotelevisione privata lo spettro dei fallimenti è diventato realtà, come le chiusure e i mesi senza copertura economica per l’esaurimento della cassa in deroga. Anche in aziende un tempo ritenute inattaccabili dalla crisi (Espresso Repubblica, Rcs Corriere della Sera, La Stampa) i processi di ristrutturazione, gli scontri di potere economico politico, i danni del controllo politico (Rai) sulla gestione e sulle nomine, hanno aperto – con la crisi - la strada a pesanti processi di ristrutturazione. A pagare il conto sono i giornalisti che perdono il lavoro, espulsi in età ancora “produttiva” e, soprattutto, a prescindere dall’età, il mondo del lavoro free lance, dei collaboratori e dei precari. Con una sempre più difficile mediazione sui principi di solidarietà con il rischio diventato realtà, di scontri generazionali, sui temi dei diritti,  delle regole del lavoro, dell’accesso alla professione.


Il difficile confronto sul rinnovo contrattuale ha anche questi temi sul tavolo con un tentativo di allargare e rivedere i cosiddetti perimetri delle figure professionali giornalistiche, forme di contrattualizzazione, garanzie: ma non può essere un viaggio di sola andata cioè senza che gli editori mettano da parte loro sul tavolo proposte concrete e realisticamente trattabili e realizzabili.


E’ per questo che il sindacato dei giornalisti liguri è vicino e condivide le ragioni dello sciopero indetto dai sindacati confederali per una diversa politica economica e sociale, per il nostro paese in cui rientra a pieno titolo il mondo dell’editoria in tutte le sue espressioni.  Lo racconteremo come sempre, ma chi giustamente oggi sarà in piazza ricordi che chi cercherà di dare spazio e informazione alle iniziative, lo farà vivendo gli stessi drammi e le stesse preoccupazioni.


Alessandra Costante
Segretario Associazione ligure dei Giornalisti