
L'Amiu ha spiegato come intende affrontare l'emergenza del percolato finito nei rivi della Val Chiaravagna. "Nell'acqua del rio Cassinelle, non ci sono metalli pesanti ma ammoniaca e azoto in quantità simili a quelle che si rilevano vicino a una porcilaia, 85 microgrammi per metro cubo. L'ammoniaca poi risente dell'effetto aerosol delle cascatelle e provoca disturbi ma sono esclusi rischi per la salute umani".
Secondo i rilievi dei tecnici, i percolati della discarica di Scarpino 1, la discarica inerte chiusa alla fine degli anni '70, nei giorni di grande e incessante pioggia sono cresciuti di tre volte toccando gli oltre 3 mila metri cubi di percolato (che è il quantitativo massimo in condizioni di stress che il depuratore di Cornigliano è in grado di trattare) facendo così esondare la cassa. Non si è trattato però solo di pioggia verticale ma anche dell'aumento della pressione delle falde che si trovano direttamente sotto la discarica.
Due le soluzioni indicate a loro volta complementari: oltre ad aumentare la dimensione delle vasche di stoccaggio del percolato, togliere l'alimentazione idrica a Scarpino 1 intercettando i rivi sotterranei e togliere i rifiuti organici da Scarpino 2 indirizzando le circa 70 mila tonnellate di 'umido' in impianti di digestione anaerobica e compostaggio. Impianti che costeranno 70-80 milioni di euro e che potranno essere pronti in tre anni dall'ottenimento della Via. Questo comporterà ovviamente anche l'avvio di una raccolta differenziata specifica che comporterà nuovi costi e, probabilmente, una maggiore tassazione.
IL COMMENTO
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